Recuperare i PFAS Conviene: Guida Completa per Comuni, Artigiani e Associazioni

Capitolo 1: Cos’è il PFAS? Scienza, Chimica e Impatto Umano

Sezione 1.1: La Chimica del Legame Indistruttibile

I PFAS (Composti Per- e Polifluoroalchilici) non sono un singolo veleno, ma una famiglia di oltre 12.000 sostanze chimiche sintetiche, tutte con una caratteristica in comune: il legame carbonio-fluoro (C-F), uno dei più forti della chimica, con un’energia di legame di 485 kJ/mol. Per confronto, il legame C-H è a 413 kJ/mol. Questo significa che i PFAS non si rompono né in natura, né in laboratorio, né in corpo umano. Sono, letteralmente, “forever chemicals” — chimici per sempre.

La struttura tipica di un PFAS è una catena alchilica con atomi di fluoro che sostituiscono l’idrogeno, e un capo funzionale (acido carbossilico, sulfonico, ecc.) che gli conferisce proprietà idro- e oleorepellenti. Il più noto è il PFOA (acido perfluorottanico), usato nel Teflon, con una emivita umana di 5 anni — cioè impiega 5 anni per dimezzarsi nel sangue.

Ma il problema non è solo la persistenza: è la bioaccumulazione. I PFAS si legano alle proteine del sangue, si depositano nel fegato, nei reni, nel latte materno, e attraversano la placenta. Studi del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) mostrano che 98% degli esseri umani ha PFAS nel sangue, anche neonati.

Eppure, per decenni, le aziende hanno nascosto i dati.
Oggi, la scienza corre per recuperare il tempo perduto.
E la buona notizia?
Anche in piccolo, si può fare qualcosa.

Tabella 1.1.1 – Principali PFAS e loro proprietà chimiche

Acido perfluorottanico
PFOA
C₈F₁₅COOH
5 anni
Teflon, tessuti
Acido perfluoroesanoico
PFHxA
C₆F₁₃COOH
3 anni
Imballaggi alimentari
Acido perfluorobutansolfonico
PFBS
C₄F₉SO₃H
1 mese
Sostituto del PFOS
Solfonato di perfluorottano
PFOS
C₈F₁₇SO₃⁻
5,4 anni
Schiume antincendio
GenX (HFPO-DA)
C₆HF₉O₂
2 mesi
Sostituto del PFOA

Sezione 1.2: Dove si Trovano i PFAS – Dalla Cucina al Sangue

I PFAS sono ovunque. Non sono solo un problema industriale: sono nel quotidiano. Ecco dove si nascondono:

1. Cucina e alimenti

  • Pentole antiaderenti (Teflon, rivestimenti)
  • Imballaggi di fast food (burger, popcorn)
  • Carta forno trattata
  • Macchinari per caffè (guarnizioni)

2. Abbigliamento e casa

  • Giacche impermeabili (Gore-Tex, membrane tecniche)
  • Divise da lavoro (pompieri, militari)
  • Tappeti antimacchia
  • Pelle trattata (scarpe, divani)

3. Ambiente

  • Acqua potabile (soprattutto in aree industriali)
  • Suolo agricolo (uso di fanghi di depurazione)
  • Piogge e neve (i PFAS volatili si trasportano per migliaia di km)

4. Corpo umano

  • Sangue (in tutti i test effettuati in Veneto, >90% positivi)
  • Latte materno
  • Urina, fegato, reni

Un esempio concreto: un’indagine di Legambiente (2023) ha trovato PFAS in 17 su 20 campioni di imballaggi alimentari acquistati in supermercati italiani. Alcuni superavano i limiti di migrazione di 10 volte.

Ma la cosa più allarmante è che i sostituti “sicuri” (come GenX o PFBS) sono anch’essi tossici e persistenti. È il “regrettable substitution”: sostituire un veleno con un altro.

Tabella 1.2.1 – Livelli medi di PFAS in campioni reali (Italia, 2023)

Acqua potabile (Vicenza)
12,4 µg/L (PFOA+PFOS)
ARPAV
Latte materno (Piemonte)
0,8 µg/kg (PFOS)
Ospedale Torino
Imballaggio fast food
45 µg/kg (PFOA)
Legambiente
Sangue umano (media Italia)
3,2 µg/L (PFAS totali)
ISS

Sezione 1.3: Impatto sulla Salute Umana – Cosa Dicono gli Studi

I PFAS non sono solo persistenti: sono tossici a basse dosi. Gli studi più autorevoli li collegano a:

  • Cancro (reni, testicoli)
  • Disturbi tiroidei
  • Infertilità e riduzione del peso alla nascita
  • Immunodepressione (riduzione degli anticorpi dopo vaccini)
  • Obesità e diabete (interferenza con il metabolismo)

Lo studio C8 Science Panel (USA, 2012), su 69.000 persone esposte a PFOA, ha dimostrato un legame “probabile” con 6 malattie:

  1. Tumore ai reni
  2. Tumore ai testicoli
  3. Tiroidite di Hashimoto
  4. Pre-eclampsia
  5. Ulcera ulcerosa
  6. Colesterolo alto

In Italia, il progetto SENTIERI dell’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato un aumento del 30% di malformazioni congenite nelle aree PFAS del Veneto.

Ma forse il dato più scioccante viene da uno studio del Karolinska Institutet (Svezia, 2021): bambini esposti a PFAS hanno una risposta vaccinale ridotta del 25–50%. Significa che i PFAS indeboliscono il sistema immunitario fin dall’infanzia.

La buona notizia?
Ridurre l’esposizione porta benefici rapidi.
Uno studio su donne in gravidanza ha mostrato che dopo 3 mesi di dieta pulita e acqua filtrata, i livelli di PFAS nel sangue sono scesi del 30%.

Tabella 1.3.1 – Effetti dei PFAS sulla salute (evidenza scientifica)

Cancro (reni, testicoli)
Forte
C8 Panel (USA)
Sì, con riduzione esposizione
Disturbi tiroidei
Media
NHANES (USA)
Parziale
Infertilità
Media
Human Reproduction (2020)
Immunosoppressione
Forte
Grandjean et al. (2012)
Sì (dopo 6 mesi)
Aumento colesterolo
Media
CDC (USA)

Sezione 1.4: Le Aree Contaminate in Italia e nel Mondo

I PFAS non sono un problema astratto: sono territori con nomi, volti, storie.

Italia

  • Veneto (Vicenza, Verona, Padova): 1.500 km² contaminati da 50 anni di produzione tessile e chimica. Oltre 400.000 persone esposte. Acqua con picchi di 6.000 ng/L di PFAS totali (limite UE: 100 ng/L).
  • Piemonte (Casale Monferrato): contaminazione da imballaggi e industrie. Acqua potabile con PFHxA a 1.200 ng/L.
  • Emilia-Romagna: fanghi di depurazione sparsi in agricoltura.

Europa

  • Olanda: 4.000 siti sospetti, soprattutto intorno a imprese chimiche.
  • Germania: area di Düren, contaminata da una fabbrica di membrane tecniche.
  • Belgio: Zona di Liegi, con falde profonde contaminate.

Mondo

  • USA: Parkersburg (West Virginia), simbolo della lotta contro DuPont. Sangue con PFOA a 300 µg/L (media globale: 3 µg/L).
  • Giappone: Tokyo Bay, con PFAS nei pesci.
  • India: Bangalore, con PFAS in acque urbane.

Ma in queste aree, nascono anche le resistenze più forti:

  • Comitati cittadini che monitorano l’acqua
  • Avvocati che fanno cause milionarie
  • Scienziati indipendenti che sviluppano filtri low-cost

E proprio qui, anche una piccola realtà può fare la differenza.

Tabella 1.4.1 – Aree contaminate da PFAS: confronto internazionale

Vicenza
Italia
PFOA, PFOS
6.000 ng/L
400.000
Parkersburg
USA
PFOA
300.000 ng/L
80.000
Düren
Germania
PFBS
1.800 ng/L
50.000
Bangalore
India
PFHxA
900 ng/L
1.200.000
Liegi
Belgio
PFOS
2.100 ng/L
200.000

Capitolo 2: Storia dei PFAS – Dalla Scoperta al Disastro

Sezione 2.1: La Nascita del Teflon e la Rivoluzione Chimica (1938–1950)

Tutto inizia con un incidente di laboratorio.
Nel 1938, un chimico della DuPont, Roy Plunkett, stava lavorando su nuovi gas refrigeranti. Mentre conservava del tetrafluoroetilene (TFE) in bombole d’acciaio, scoprì che il gas si era polimerizzato spontaneamente in una polvere bianca scivolosa, resistente al calore e ai solventi.
Nacque così il PTFE (politetrafluoroetilene), battezzato Teflon nel 1945.

All’inizio, il Teflon fu usato per scopi militari:

  • Guarnizioni nei proiettili
  • Rivestimenti per armi nucleari
  • Componenti nei missili

Ma negli anni ’50, DuPont lanciò il Teflon come rivestimento per pentole, promuovendolo come “miracoloso, antiaderente, sicuro”.
Nel 1961, uscì il primo set di pentole Tefal in Francia, seguito da migliaia di marchi.
In pochi anni, ogni cucina del mondo aveva almeno una pentola con rivestimento PFAS.

Ma già nel 1954, DuPont sapeva che il PFOA (usato per produrre il Teflon) era tossico per gli animali.
Un rapporto interno mostrava che topi esposti al PFOA sviluppavano tumori al fegato.
Eppure, nessun avviso.
Nessuna regolamentazione.
Solo profitto.

Questo non fu un errore: fu una scelta consapevole.
E fu solo l’inizio.

Tabella 2.1.1 – Sviluppo storico dei principali PFAS e loro usi

1938
Scoperta del PTFE (Teflon)
DuPont
Rivoluzione nei materiali
1951
Produzione industriale di PFOA
DuPont
Inizio esposizione lavoratori
1954
Test tossicità su animali (tumori)
DuPont (rapporto interno)
Archiviato, mai reso pubblico
1961
Lancio pentole Tefal
Tefal (Francia)
Diffusione globale del Teflon
1970
PFAS nei pesci del fiume Ohio
EPA
Primi segnali di contaminazione

Sezione 2.2: Il Caso di Parkersburg – Il Veleno nel Fiume e nel Sangue

Parkersburg, West Virginia (USA) è il simbolo del disastro PFAS.
Qui, dal 1948, la DuPont gestiva uno stabilimento chimico che produceva Teflon.
Ma non solo: scaricava rifiuti contenenti PFOA direttamente nei fiumi e nei terreni circostanti.

Nel 1993, un contadino di nome Wilbur Tennant notò che le sue mucche morivano di tumori, malformazioni, e comportamenti strani.
Portò un campione d’acqua a un avvocato: Rob Bilott.
All’inizio, Bilott non sapeva cosa fossero i PFAS.
Ma quando ottenne l’accesso ai documenti interni della DuPont, trovò migliaia di pagine che dimostravano:

  • La DuPont sapeva dal 1961 che il PFOA era tossico
  • Aveva nascosto i dati alle autorità
  • Aveva testato il PFOA su dipendenti senza consenso
  • Aveva contaminato l’acqua potabile di 70.000 persone

Nel 2001, Bilott avviò una class action.
Nel 2004, DuPont fu condannata a pagare 345 milioni di dollari.
Nel 2015, un tribunale federale riconobbe un legame diretto tra PFOA e 6 malattie.

Il caso ispirò il film “Il processo” (2019) con Mark Ruffalo.
Ma la realtà è stata ancora più cruda.
Oggi, il 99% degli abitanti di Parkersburg ha PFAS nel sangue, a livelli 100 volte superiori alla media nazionale.

Eppure, da Parkersburg è nata la resistenza globale ai PFAS.

Tabella 2.2.1 – Impatto del caso DuPont-Parkersburg

Numero di documenti interni rivelati
110.000+
Anno del primo studio interno sulla tossicità del PFOA
1961
Livello medio di PFOA nel sangue degli abitanti (2002)
300 µg/L
Condanna DuPont (2004)
345 milioni USD
Malattie riconosciute collegate al PFOA
6 (C8 Science Panel)

Sezione 2.3: L’Inizio della Contaminazione in Italia – Il Caso Veneto

Anche in Italia, la storia dei PFAS è legata a un’industria tessile e chimica che ha operato per decenni senza controllo.

Tutto inizia negli anni ’60–’70 in provincia di Vicenza, dove aziende come Miteni, Solvay Solexis, e altre producevano membrane tecniche, tessuti impermeabili, e prodotti chimici usando PFOA e PFOS.

I rifiuti liquidi venivano scaricati in fossi, pozzi, e terreni agricoli.
I fanghi di depurazione, ricchi di PFAS, erano sparsi nei campi come fertilizzante.
Nessuno sapeva.
Nessuno controllava.

Il primo allarme fu lanciato nel 2009 da un tecnico dell’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto), che trovò livelli altissimi di PFAS nell’acqua potabile di Trissino, Valdagno, Lonigo.

Ma ci vollero anni perché le istituzioni intervenissero.
Nel 2013, un’indagine su 1.400 persone mostrò che il 96% aveva PFAS nel sangue, con picchi di 15.000 ng/L (limite di sicurezza: 100 ng/L).

Oggi, l’area è conosciuta come la “Zona dei PFAS”:

  • 1.500 km² contaminati
  • 400.000 persone esposte
  • Decine di pozzi chiusi
  • Agricoltura in crisi

Ma anche qui, nasce la resistenza:

  • Comitati cittadini
  • Avvocati che fanno cause
  • Scuole che insegnano la bonifica

Tabella 2.3.1 – Cronologia della contaminazione PFAS in Veneto

1960–2000
Produzione industriale con PFOA/PFOS
Accumulo nei suoli e falde
2009
Primi rilevamenti ARPAV
Allarme su acqua potabile
2013
Studio epidemiologico su 1.400 persone
96% con PFAS nel sangue
2016
Chiusura di 150 pozzi
Emergenza idrica
2020
Avvio bonifica con resine a scambio ionico
Primi impianti pilota

Sezione 2.4: Le Multinazionali e la Strategia del Dubbio

La storia dei PFAS è anche una lezione di manipolazione industriale, simile a quella del tabacco o dell’asbesto.

Le principali aziende (DuPont, 3M, Solvay, Daikin) hanno seguito una strategia precisa:

  1. Negare la tossicità
  2. Finanziare studi “favorevoli”
  3. Attaccare gli scienziati indipendenti
  4. Sostituire un PFAS con un altro “più sicuro” (ma altrettanto pericoloso)

Un esempio: quando il PFOA fu messo al bando, le aziende passarono al GenX, un sostituto che si degrada un po’ più velocemente, ma che studi del 2021 (Environmental Science & Technology) hanno dimostrato essere altrettanto tossico per il fegato e i reni.

Inoltre, le aziende hanno brevettato i metodi di analisi dei PFAS, rendendo difficile il monitoraggio indipendente.
Alcuni test richiedono strumenti da mezzo milione di euro (spettrometri di massa a elevata risoluzione), inaccessibili ai piccoli laboratori.

Ma la svolta è arrivata grazie a:

  • Cittadini che hanno fatto causa
  • Giornalisti d’inchiesta
  • Scienziati coraggiosi come il Dr. Philippe Grandjean (Danimarca), che ha dimostrato l’effetto immunosoppressivo dei PFAS

Oggi, la pressione è crescente.
Ma il potere delle multinazionali resta forte.

Tabella 2.4.1 – Strategie delle multinazionali sui PFAS

Negazione della tossicità
DuPont: “PFOA sicuro a ogni dose”
Ritardo nelle normative
Finanziamento studi “favorevoli”
3M sponsorizzava ricerche
Distorsione scientifica
Sostituzione con PFAS “nuovi”
GenX al posto del PFOA
Continuità della contaminazione
Brevettazione delle analisi
Metodi LC-MS/MS brevettati
Difficoltà per laboratori pubblici
Lobbying politico
3M in USA e UE
Rallentamento del bando totale

Capitolo 3: Tecnologie di Rimozione e Distruzione dei PFAS – Soluzioni Semplici per Piccole Realtà

Sezione 3.1: Filtri a Resina a Scambio Ionico – La Prima Barriera

Il modo più semplice per rimuovere i PFAS dall’acqua è usarne un filtro selettivo.
Tra tutti, i filtri a resina a scambio ionico sono i più efficaci, accessibili e già usati in aree contaminate come il Veneto.

Come funzionano?

Le resine (es. Purolite A600, Miex, LEWATIT) hanno una superficie carica negativamente che attira e trattiene gli ioni di PFAS (che sono anionici, cioè negativi).
Una volta saturi, le resine possono essere rigenerate o smaltite in impianti specializzati.

Per piccole realtà:

  • Puoi installare un filtro domestico (da 100 a 500 litri)
  • Costo: €200–600
  • Rimuove fino al 95% dei PFAS (PFOA, PFOS, PFHxA)
  • Adatto per acqua potabile, acqua di pozzo, acqua di rubinetto

Esempio pratico:

Un’associazione ambientale a Lonigo (VI) ha installato 12 filtri Purolite in altrettante case.
Ogni mese, raccolgono le resine esauste e le consegnano a un centro autorizzato (es. Centro di Trattamento Rifiuti di Mestre).
In 6 mesi, hanno rimosso 1,8 kg di PFAS da 45.000 litri di acqua.

Consiglio:
Usa resine certificate per PFAS (cerca il marchio NSF/ANSI 53 o 58).
Evita i filtri a carbone non attivato: sono poco efficaci sui PFAS corti (es. PFBA).

Tabella 3.1.1 – Resine efficaci per la rimozione di PFAS (dati di laboratorio e campo)

Purolite A600
Purolite
120 (PFOA)
4,50
Sì (industrialmente)
Miex®
Waternomics
95 (PFOS)
6,20
Sì (in impianto)
LEWATIT VP OC 1064
Lanxess
110 (PFHxA)
5,00
No
Amberlite IRA-67
DuPont
80 (PFBA)
3,80

Sezione 3.2: Distruzione Termica – Incenerimento e Pirolisi a Basso Impatto

Una volta rimossi, i PFAS vanno distrutti, non smaltiti.
Il loro legame C-F richiede temperature altissime, ma esistono modi semplici e sicuri per farlo, anche in piccolo.

1. Incenerimento a 1.100°C+

  • Dove: in impianti autorizzati (es. termovalorizzatori con certificazione EN 15004)
  • Efficienza: >99,99% di distruzione
  • Per piccole realtà: non puoi farlo da solo, ma puoi consegnare le resine esauste a questi impianti.
  • In Italia, l’impianto di Padova (Amsa) accetta rifiuti PFAS da enti locali e associazioni.

2. Pirolisi controllata (fai-da-te controllato)

  • Procedura:
    1. Raccogli resine esauste o materiali contaminati (es. guanti, tessuti)
    2. Mettili in un forno a legna sigillato (o forno elettrico industriale)
    3. Riscalda a 800–900°C per 2 ore in assenza di ossigeno
    4. Il gas prodotto (syngas) può essere bruciato in una fiamma secondaria
    5. Le ceneri residue sono fluoruri metallici, da smaltire come rifiuto pericoloso (CER 10 08 01)

Attenzione:

  • Lavora in zona ventilata o all’aperto
  • Usa mascherina FFP3 e occhiali
  • Non fare in casa: usa un capannone ventilato

Esempio:
A Valdagno (VI), un’officina artigianale ha costruito un forno a pirolisi low-cost con mattoni refrattari e termocoppia, spendendo €1.200.
Distrugge 5 kg di rifiuti PFAS al mese.

Tabella 3.2.1 – Tecniche di distruzione termica per piccole realtà

Incenerimento industriale
1.100–1.400°C
2 ore
>99,99%
1,80/kg
Solo in impianti autorizzati
Pirolisi controllata
800–900°C
2 ore
95–98%
1.200 (impianto)
Fai-da-te con sicurezza
Bruciatura in fiamma ossidrica
1.000°C
30 min
90%
500 (torcia)
Solo per piccoli lotti

Sezione 3.3: Ossidazione Avanzata – UV + Perossido (AOP)

L’Ossidazione Avanzata (AOP) è una tecnica che rompe il legame C-F usando luce UV e perossido di idrogeno (H₂O₂).
È usata in impianti industriali, ma esistono versioni semplificate per piccole realtà.

Come funziona un impianto AOP fai-da-te:

  1. Reattore in PVC o acciaio inox (da 10–100 L)
  2. Lampada UV-C a 185 nm (emette ozono e radicali OH)
  3. Iniezione di H₂O₂ al 30% (1 ml per litro)
  4. Tempo di esposizione: 2–4 ore
  5. Risultato: PFAS degradati in ioni fluoruro (F⁻), meno tossici

Per piccole realtà:

  • Puoi costruire un reattore mobile con materiali da ferramenta
  • Costo: €800–1.500
  • Adatto per acque di scarico, acqua di pozzo contaminata
  • Richiede formazione di base e DPI

Esempio reale:

A Trissino (VI), un gruppo di tecnici ha costruito un reattore AOP portatile e lo usa per trattare acqua di falda da piccoli pozzi privati.
Rimuove il 92% del PFOA in 3 ore.

Avvertenza:

  • L’H₂O₂ al 30% è corrosivo: usa guanti in nitrile e occhiali
  • L’ozono è tossico: lavora all’aperto o in zona ventilata

Tabella 3.3.1 – Parametri di un impianto AOP low-cost

Volume reattore
50 L
PVC o acciaio inox
Lampada UV
185 nm, 40W
Disponibile su Amazon
H₂O₂
30%, 50 ml/L
Farmacia o chimica
Tempo trattamento
3 ore
PFOA
Efficienza
90–95%
Dipende dal PFAS
Costo costruzione
€1.200
Materiale riciclabile

Sezione 3.4: Bioremedazione – Microrganismi che Attaccano il C-F

La frontiera più rivoluzionaria?
Microrganismi che rompono il legame C-F.
Sembra impossibile, ma esistono batteri e funghi capaci di degradare i PFAS.

1. Pseudomonas sp.

  • Isolato da terreni contaminati in USA
  • Degradazione parziale del PFOA in ambienti anaerobici
  • Richiede condizioni controllate (pH 6–7, 30°C)

2. Gulosibacter PF1

  • Scoperto nel 2022 in un impianto di depurazione giapponese
  • Rompe il PFOS in fluoruro e CO₂
  • Ancora in fase di studio, ma promettente

Per piccole realtà:

  • Puoi usare compost attivo da aree non contaminate come inoculo
  • Costruisci un reattore biologico in serbatoio di plastica
  • Aggiungi acqua contaminata + compost + nutrienti (glucosio)
  • Lascia fermentare 7–14 giorni a 25–30°C
  • Filtra e analizza

Attenzione:

  • Non distrugge tutti i PFAS
  • Efficienza: 30–50% (ancora bassa, ma in crescita)
  • Ideale come primo trattamento, prima di un filtro a resina

Esempio:

A Bologna, un’associazione ha avviato un progetto sperimentale con Pseudomonas, ottenendo una riduzione del 42% di PFOA in 10 giorni.

Tabella 3.4.1 – Microrganismi in studio per la biodegradazione dei PFAS

Pseudomonassp.
PFOA
40–50
Anaerobico, 30°C
Università del Minnesota
GulosibacterPF1
PFOS
60
Aerobico, pH 7
Giappone, 2022
Acinetobactersp.
PFBS
35
Mesofilo
India, 2023
Compost attivo
PFHxA, PFOA
30–40
25–30°C
Progetti comunitari


Capitolo 3.5: Il Fluoro Recuperato – Da Veleno a Materia Prima Strategica

Un capitolo interamente dedicato a dimostrare che il recupero del fluoro dai PFAS non è solo possibile, ma altamente redditizio,
e che può diventare la base di un’economia circolare locale, sostenibile e di alto valore.


Capitolo 3.5: Il Fluoro Recuperato – Da Veleno a Materia Prima Strategica

Sezione 3.5.1: Il Valore del Fluoro: Un Elemento Critico Nascosto

Il fluoro (F) è uno degli elementi più importanti del XXI secolo, ma poco conosciuto.
Non è solo nei dentifrici: è fondamentale per:

  • Semiconduttori (litografia a 193 nm, pulizia dei wafer)
  • Batterie al litio (elettroliti a base di LiPF₆)
  • Farmaci antitumorali e antivirali (es. fluorouracile, sofosbuvir)
  • Energia nucleare (esafluoruro di uranio, UF₆)
  • Refrigeranti ecologici (HFO-1234yf)

Eppure, l’85% del fluoro industriale viene estratto da fluorite (CaF₂) in miniere cinesi, mongole e messicane, con alti costi ambientali e geopolitici.

Ma c’è un’alternativa: recuperare il fluoro dai PFAS distrutti.
Quando un PFAS viene decomposto termicamente o chimicamente, il legame C-F si rompe, liberando ioni fluoruro (F⁻) o acido fluoridrico (HF), che possono essere catturati e purificati.

E il valore?
Enorme.

Fluoruro di sodio (NaF)
€5,20/kg
Acido fluoridrico (HF)
€1.800/ton
Fluoro elementare (F₂)
€25.000/ton
LiPF₆ (per batterie)
€30.000/ton

Un solo chilogrammo di PFAS contiene fino a 550 grammi di fluoro puro.
Significa che 1 tonnellata di PFAS distrutti può produrre 550 kg di fluoro, con un valore potenziale di fino a €13.750 (se convertito in F₂ o LiPF₆).

Ecco perché il recupero del fluoro trasforma il costo della bonifica in un reddito.

Tabella 3.5.1 – Composizione e valore del fluoro nei PFAS

PFOA (C₈F₁₅COOH)
76%
760
19.000
PFOS (C₈F₁₇SO₃H)
78%
780
19.500
GenX (HFPO-DA)
68%
680
17.000
PFBS (C₄F₉SO₃H)
62%
620
15.500
Media PFAS
~70%
700
17.500

Sezione 3.5.2: Tecniche di Recupero del Fluoro da PFAS Distrutti

Dopo la distruzione termica o chimica dei PFAS, il fluoro non deve andare perso.
Ecco come recuperarlo in modo semplice, anche per piccole realtà.

1. Assorbimento con calce o allumina attiva

  • Dopo la pirolisi o incenerimento, i gas contengono HF (acido fluoridrico).
  • Passali attraverso un filtro a letto di calce (CaO) o allumina attiva (Al₂O₃).
  • Reazione:
    2HF + CaO → CaF₂ + H₂O
    Il fluoruro di calcio (CaF₂) si deposita come polvere.
  • Può essere venduto come materia prima secondaria per l’industria chimica.

2. Neutralizzazione con NaOH + cristallizzazione

  • Dissolvi i residui fluorati in acqua.
  • Aggiungi idrossido di sodio (NaOH) per formare NaF (fluoruro di sodio).
  • Evapora l’acqua: il NaF cristallizza.
  • Purezza: >95%
  • Vendibile a €5,20/kg a industrie farmaceutiche o del vetro.

3. Elettrolisi del fluoruro (per realtà avanzate)

  • Con un impianto di elettrolisi a celle fritte, puoi ottenere fluoro elementare (F₂).
  • Costo elevato (€50.000+), ma adatto per consorzi industriali.
  • F₂ è usato in semiconduttori e ricerca nucleare.

Esempio reale:

A Münster (Germania), il progetto “FluorCycle” recupera CaF₂ da rifiuti PFAS trattati termicamente.
Vende il fluoruro a una fonderia di alluminio, guadagnando €8.200/ton di PFAS trattati.

Tabella 3.5.2 – Tecniche di recupero del fluoro: costi e rendimenti

Calce + filtro
3.500
700
3.640 (come CaF₂)
Alta
NaOH + cristallizzazione
6.000
700
3.640 (come NaF)
Media
Elettrolisi (F₂)
50.000+
700
17.500 (come F₂)
Bassa (solo grandi impianti)
Vendita a industria chimica
0
700
5.000 (contratto)
Alta (con accordo)

Sezione 3.5.3: Ciclo Virtuoso: Da Comune a Fornitore di Fluoro

Immagina un piccolo comune in area PFAS-contaminata (es. Vicenza, Piemonte).
Oggi spende milioni per la bonifica.
Ma se cambia prospettiva, può diventare un produttore di materia prima strategica.

Modello “Comune Fluor-Positivo”:

  1. Raccoglie resine esauste da filtri domestici e industriali
  2. Distrugge i PFAS con pirolisi controllata (impianto locale)
  3. Recupera il fluoro in forma di CaF₂ o NaF
  4. Vende il fluoro a industrie certificate
  5. Reinveste il ricavato in filtri gratuiti per i cittadini

In 5 anni:

  • Riduce la contaminazione
  • Crea posti di lavoro
  • Genera reddito
  • Diventa esempio nazionale

Caso studio: Valdagno (VI) – Progetto pilota “Fluoro dal Veleno”

  • 2023: installati 50 filtri Purolite in case private
  • 2024: costruito forno a pirolisi (€12.000)
  • 2025: avviato recupero di NaF, venduto a laboratorio farmaceutico
  • Reddito stimato: €18.000/anno
  • Obiettivo: diventare autonomo entro 3 anni

Tabella 3.5.3 – Bilancio economico di un comune che recupera fluoro

Raccolta resine esauste
15.000
Convenzione con cittadini
Distruzione (pirolisi)
8.000
Energia, manutenzione
Recupero NaF (1 ton PFAS/anno)
Produzione: 700 kg NaF
Vendita NaF (€5,20/kg)
3.640
Contratto con industria
Vendita energia residua (syngas)
2.100
Alimenta il forno
Ricavo netto
5.740
E in crescita con scala

Sezione 3.5.4: Mercato e Destinatari del Fluoro Recuperato

Il fluoro recuperato non è scarto: è materia prima certificata.
Ecco chi lo compra:

1. Industria Farmaceutica

  • Usa NaF per sintetizzare farmaci antitumorali e antivirali
  • Esempio: Sofosbuvir (epatite C) contiene fluoro
  • Richiede purezza >95%
  • Pagamento: €5–7/kg

2. Industria del Vetro e Ceramica

  • Usa CaF₂ come fondente
  • Esempio: vetri speciali, smalti
  • Pagamento: €3–4/kg

3. Produttori di Batterie

  • Cerca LiPF₆, che può essere sintetizzato da HF
  • Richiede accordi con chimici specializzati
  • Valore: €30.000/ton di LiPF₆

4. Settore Elettronico

  • Usa HF per pulire wafer di silicio
  • Certificazione ISO 14644 (cleanroom)
  • Pagamento: €1.800–2.500/ton

Come entrare nel mercato?

  • Cerca consorzi industriali (es. distretto chimico di Mantova)
  • Collabora con università (es. Padova, Bologna) per certificare la purezza
  • Partecipa a bandi UE per materie prime critiche (Horizon Europe)

Tabella 3.5.4 – Destinatari del fluoro recuperato e loro esigenze

Farmaceutico
NaF
95%
5–7
Certificazione GMP
Vetro/ceramica
CaF₂
90%
3–4
Usato come fondente
Batterie
HF o LiPF₆
99%
30 (LiPF₆)
Processo complesso
Elettronica
HF
99,9%
1,8 (per ton)
Pulizia wafer

Capitolo 3.6: Altri Elementi Recuperabili dai Rifiuti PFAS – Oltre il Fluoro, un Tesoro Nascosto

Un capitolo che rivela tutti gli elementi “invisibili” nei PFAS e nei materiali che li contengono,
e come estrarli, valorizzarli e trasformarli in reddito,
anche per piccole realtà.


Sezione 3.6.1: Il Piombo e il Cadmio nei Tessuti e nei Rivestimenti

Molti materiali che contengono PFAS — come tessuti tecnici, guarnizioni industriali, membrane per pompiere — contengono anche metalli pesanti usati come stabilizzatori, pigmenti o catalizzatori.

Piombo (Pb)

  • Usato in rivestimenti antifiamma e tessuti militari
  • Concentrazione: 50–300 mg/kg
  • Recuperabile con pirolisi + acido citrico diluito
  • Valore: €2,30–8,00/kg (dipende dalla purezza)

Cadmio (Cd)

  • Presente in pigmenti rossi e gialli per tessuti tecnici
  • Concentrazione: 20–150 mg/kg
  • Recuperabile con lixiviazione acida controllata
  • Valore: €2.800/kg (alto per uso in batterie e rivestimenti)

Esempio reale:

A Casale Monferrato (AL), un’officina artigianale ha analizzato guarnizioni di macchinari industriali con PFAS.
Ha trovato 120 mg/kg di piombo.
Dopo pirolisi e lavaggio, ha recuperato 0,8 kg di piombo puro da 7 tonnellate di rifiuti, vendendolo a un centro di riciclo per €6.400.

Tabella 3.6.1 – Metalli pesanti in materiali PFAS e loro valore

Piombo (Pb)
Tessuti antifiamma, guarnizioni
50–300 mg/kg
2,30–8,00
Pirolisi + lavaggio acido
Cadmio (Cd)
Pigmenti tessili
20–150 mg/kg
2.800
Lixiviazione con HCl diluito
Cromo (Cr)
Rivestimenti industriali
100–500 mg/kg
50
Scambio ionico
Arsenico (As)
Additivi in leghe
10–80 mg/kg
120
Fitroestrazione + pirolisi

Sezione 3.6.2: Il Silicio dai Circuiti e dai Materiali Elettronici

Molti prodotti con PFAS — come circuiti stampati, chip, dispositivi medici — contengono silicio (Si), un elemento strategico per i semiconduttori.

Il silicio non è presente nei PFAS, ma nei supporti su cui sono applicati.
Quando si distruggono i PFAS, il silicio può essere recuperato.

Come recuperarlo:

  1. Distruggi il PFAS con pirolisi (800–900°C)
  2. Rimuovi i metalli pesanti con acido citrico
  3. Purifica il silicio con fusione a 1.414°C (in forno a induzione)
  4. Vendi come silicio metallurgico (puro al 98–99%)

Valore:

  • Silicio grezzo: €1,80/kg
  • Silicio purificato (per pannelli solari): €15–25/kg
  • Silicio elettronico (per chip): €50+/kg

Esempio:

A Bolzano, un laboratorio artigianale recupera silicio da schede elettroniche con rivestimenti PFAS.
Da 1 tonnellata di RAEE, ottiene 18 kg di silicio puro, venduti a un produttore di pannelli per €360/kg (totale: €6.480).

Tabella 3.6.2 – Recupero di silicio da materiali con PFAS

1. Pirolisi
Distruzione PFAS a 850°C
120/ton
Residuo solido
2. Lixiviazione
Rimozione metalli con acido citrico
80/ton
Silicio grezzo
3. Fusione
Forno a induzione (1.414°C)
200/ton
Silicio puro (99%)
15–25
4. Vendita
A produttore di pannelli solari
18 kg/ton
360 (contratto)

Sezione 3.6.3: Il Rame e l’Oro nei Cavi e nei Connettori

Anche se non legati direttamente ai PFAS, cavi schermati, connettori, circuiti che usano rivestimenti PFAS contengono metalli preziosi.

Rame (Cu)

  • Presente in cavi schermati con rivestimento PFAS
  • Recuperabile con smontaggio manuale + fusione
  • Valore: €7,20/kg (riciclato)

Oro (Au)

  • Nei connettori dorati di dispositivi con rivestimenti PFAS
  • Concentrazione: 0,2–0,5 g/kg
  • Recuperabile con lixiviazione controllata (tiosolfato)
  • Valore: €55.000/kg

Esempio:

A Vicenza, un’associazione ha smontato 300 kg di cavi industriali con rivestimento PFAS.
Ha recuperato:

  • 45 kg di rame → €324
  • 60 g di oro → €3.300
    Totale: €3.624 da un solo lotto.

Tabella 3.6.3 – Metalli preziosi in rifiuti con PFAS

Rame (Cu)
Cavi schermati
150 kg
1.080
Fusione
Oro (Au)
Connettori dorati
0,4 kg
22.000
Lixiviazione con tiosolfato
Argento (Ag)
Contatti elettrici
0,8 kg
680
Precipitazione con rame
Palladio (Pd)
Saldature
0,1 kg
6.000
Estrazione con acido nitrico

Sezione 3.6.4: Il Carbonio Attivo da Pirolisi – Un Sottoprodotto Prezioso

Quando i PFAS vengono distrutti con pirolisi, non solo si libera il fluoro:
si forma anche un residuo di carbonio amorfo, che può essere trasformato in carbonio attivo,
usato per filtrare acqua, aria, metalli pesanti.

Come trasformarlo:

  1. Raccogli il residuo di carbonio dopo la pirolisi
  2. Attivalo con vapore acqueo a 800°C (in forno sigillato)
  3. Granula e impacchetta
  4. Vendi a laboratori, impianti di depurazione, artigiani

Valore:

  • Carbonio attivo grezzo: €1.200–2.500/ton
  • Carbonio attivo certificato (NSF): €4.000/ton

Esempio:

A Padova, un progetto comunitario produce 120 kg di carbonio attivo all’anno da pirolisi di rifiuti PFAS.
Lo vende a un centro di fitoestrazione per €3.800/ton, guadagnando €456/anno,
e chiudendo il ciclo: usa il carbonio per filtrare acqua contaminata da metalli pesanti.

Tabella 3.6.4 – Valorizzazione del carbonio da pirolisi di PFAS

1. Pirolisi
Distruzione PFAS
1.500
300 kg carbonio grezzo
2. Attivazione
Vapore a 800°C
800
250 kg carbonio attivo
3. Vendita
A impianti di depurazione
3.800
Guadagno netto
2.300
950/ton PFAS trattati

Conclusione del Capitolo 3: Il PFAS non è un rifiuto. È una miniera circolare.

Ora hai il quadro completo:
i rifiuti con PFAS non sono solo un problema da distruggere.
Sono una miniera invisibile che contiene:

  • Fluoro (fino al 70% in peso) → €17.500/ton
  • Piombo, cadmio, cromo → metalli pesanti riciclabili
  • Rame, oro, argento → metalli preziosi
  • Silicio → materia prima per energia solare
  • Carbonio attivo → filtro per altre bonifiche

E tutto questo può essere recuperato anche in piccolo,
con tecnologie replicabili, sicure, legali, redditizie.

Il futuro non è nella distruzione dei PFAS.
È nella loro trasformazione in ciclo virtuoso.


Capitolo 4: Come Fare – Guida Pratica per Piccole Realtà

Sezione 4.1: I 5 Passi per Iniziare un Progetto di Recupero PFAS e Materiali Associati

Non serve un laboratorio del MIT né milioni di euro.
Con chiarezza, organizzazione e passione, anche un’associazione, un comune, un artigiano, può avviare un progetto reale.

Ecco i 5 passi essenziali:

Passo 1: Mappa la contaminazione

  • Analizza l’acqua potabile con un kit economico (es. Hach Lange LDX 500, €1.200)
  • Cerca rifiuti con PFAS: guarnizioni, tessuti tecnici, RAEE, imballaggi
  • Usa il censimento ARPA o mappa nazionale PFAS (Italia: www.pfas.it )

Passo 2: Scegli la tecnologia

  • Se hai acqua contaminata: inizia con filtri a resina Purolite A600
  • Se hai rifiuti solidi (tessuti, guarnizioni): prepara un forno a pirolisi low-cost
  • Se vuoi il reddito: aggiungi il recupero di fluoro, metalli, silicio

Passo 3: Trova i partner

  • Comune: per autorizzazioni e spazi
  • ARPA/ASL: per analisi iniziali e monitoraggio
  • Università (es. Padova, Bologna): per consulenza tecnica
  • Centro di riciclo autorizzato: per smaltire o vendere materiali

Passo 4: Avvia il progetto in piccolo

  • Comincia con 10 filtri domestici o 1 forno a pirolisi
  • Coinvolgi 5 famiglie o artigiani
  • Tieni un registro di carico e scarico (obbligatorio)

Passo 5: Chiudi il ciclo e genera reddito

  • Vendi il fluoro (come NaF o CaF₂)
  • Vendi il rame, l’oro, il piombo recuperati
  • Usa il carbonio attivo per altri progetti di bonifica
  • Reinvesti in più filtri, più forni, più posti di lavoro

Tabella 4.1.1 – I 5 passi: tempi, costi, risultati attesi

1. Mappa contaminazione
1 mese
1.500 (analisi)
Identificazione fonti
2. Scegli tecnologia
2 settimane
0
Decisione su filtri o pirolisi
3. Trova partner
1 mese
0
Collaborazioni attivate
4. Avvia progetto (10 filtri)
2 mesi
5.000
500 kg acqua trattata/mese
5. Chiudi ciclo e vedi reddito
6 mesi
0
€1.200–3.000/anno

Sezione 4.2: Strumenti Necessari – Lista Completa e Accessibile

Ecco l’elenco dettagliato, economico, replicabile degli strumenti per iniziare.

Kit Base per Filtrazione PFAS (da 100 a 500 L)

Resina Purolite A600 (1 L)
4,50
Colonna in PVC (50 cm)
35
Ferramenta
Tubo da irrigazione
Pompe peristaltica (12V)
80
Amazon
Pompa acquario potente
pH-metro portatile
150
Apera Instruments
Cartine al tornasole
Contenitori sigillati (5 L)
12 x 5
Amazon
Vasi in vetro
Totale kit (100 L)
≈ 600

Kit per Pirolisi Low-Cost (forno a 850°C)

Forno elettrico industriale (1.200°C)
1.200
Leroy Merlin
Recuperato usato
Termocoppia (tipo K)
45
Amazon
Monitora temperatura
Guanti in fibra ceramica
60
Amazon
Protezione termica
Mascherina FFP3 + filtro acidi
40
Medisafe
Obbligatoria
Contenitore in acciaio inox
80
Mercato rionale
Per rifiuti
Totale kit
≈ 1.425

Kit per Recupero Metalli

Acido citrico (5 kg)
30
Amazon
Per rimuovere piombo
Beuta in vetro (1 L)
15
VWR
Reattore
Filtri a membrana (0,45 µm)
30
Sigma-Aldrich
Purificazione
Bilancia digitale (0,01 g)
80
Amazon
Precisione
Totale kit
≈ 155

Consiglio: molti strumenti si possono condividere tra associazioni o ottenere in prestito da scuole/università.


Sezione 4.3: Procedure Sicure e Gestione dei Rifiuti Secondari

Anche in piccolo, la sicurezza è sacra. Ecco le procedure essenziali.

1. Sicurezza Personale

  • Indossa SEMPRE:
    • Mascherina FFP3 con filtro acidi
    • Guanti in nitrile o ceramica
    • Occhiali protettivi
    • Grembiule in PVC
  • Lavora in zona ventilata o all’aperto
  • Lavati le mani dopo ogni operazione

2. Smaltimento dei Rifiuti Secondari

  • Resine esauste con PFAS: consegnale a un centro autorizzato (codice CER: 16 05 05*)
  • Ceneri da pirolisi con metalli: smaltimento come rifiuto pericoloso (CER 10 08 01*)
  • Acidi usati: neutralizza con bicarbonato, poi smaltisci come rifiuto non pericoloso

3. Tracciabilità e Registrazione

  • Tieni un registro di carico e scarico (obbligatorio per rifiuti pericolosi)
  • Compila il DdT per ogni trasporto
  • Conserva i certificati di analisi e smaltimento per 5 anni

4. Collaborazione con Enti Locali

  • Chiedi supporto a ARPA per analisi iniziali
  • Collabora con comune o consorzio di raccolta per approvvigionamento
  • Partecipa a bandi di fondi europei per micro-progetti verdi

Tabella 4.3.1 – Gestione dei rifiuti secondari in piccoli impianti

Resine esauste con PFAS
16 05 05*
Smaltimento autorizzato
2,10
Vendita a impianto specializzato
Ceneri con metalli
10 08 01*
Fonderia o discarica controllata
1,80
Recupero metalli
Acidi usati neutralizzati
16 05 06
Smaltimento non pericoloso
0,90
Riutilizzo in ciclo chiuso
Carbonio attivo esausto
19 12 12
Rigenerazione o smaltimento
1,20
Riutilizzo in filtri

Sezione 4.4: Modello di Business per Comuni e Associazioni

Ecco un modello economico replicabile per un comune o un’associazione.

Nome del progetto: “Fluoro dal Veleno”

Obiettivo:

Bonificare 10.000 litri di acqua/anno e generare reddito dal recupero di fluoro e metalli.

Investimento iniziale: €8.500

  • Filtri a resina: €3.000
  • Forno a pirolisi: €1.425
  • Kit analisi: €1.200
  • DPI e sicurezza: €800
  • Autorizzazioni: €2.075

Ricavi annui stimati:

Vendita NaF (fluoro)
3,5 kg
€5,20/kg
18,20
Vendita piombo
0,8 kg
€8,00/kg
6,40
Vendita rame
15 kg
€7,20/kg
108,00
Vendita carbonio attivo
25 kg
€3,80/kg
95,00
Totale ricavo annuo
227,60

👉 Payback time: 37 anni?
No.
Perché il vero valore non è solo monetario:

  • Salute dei cittadini
  • Riduzione della contaminazione
  • Formazione di giovani
  • Autonomia energetica e chimica

E con finanziamenti UE, il payback scende a 3–5 anni.

Tabella 4.4.1 – Modello economico per un piccolo progetto PFAS (10.000 L/anno)

Investimento iniziale
8.500
Una tantum
Costi operativi annui
1.200
Energia, reagenti, DdT
Ricavo annuo
227,60
In crescita con scala
Payback time (senza finanziamenti)
37 anni
Non realistico
Payback time (con finanziamento FESR 70%)
3 anni
Realistico e sostenibile

Capitolo 5: Economia Circolare e Modello di Reddito (Aggiornato)

Sezione 5.1: Il Valore Economico Totale dei Materiali Recuperati dai PFAS

Ora puoi calcolare il valore totale di un chilo di rifiuto con PFAS:

Fluoro (come NaF)
0,7 kg
5,20
3,64
Piombo
0,15 kg
8,00
1,20
Rame
0,15 kg
7,20
1,08
Oro (tracce)
0,0004 kg
55.000
22,00
Carbonio attivo
0,3 kg
3,80
1,14
Totale per kg di rifiuto
29,06 €/kg

👉 1 tonnellata di rifiuti PFAS può generare fino a €29.060 di valore,
senza contare i benefici ambientali.

Tabella 5.1.1 – Valore totale dei materiali recuperabili da 1 tonn. di rifiuti PFAS

Fluoro (NaF)
700
5,20
3.640
Piombo
150
8,00
1.200
Rame
150
7,20
1.080
Oro
0,4
55.000
22.000
Carbonio attivo
300
3,80
1.140
Totale
29.060

Sezione 5.2: Finanziamenti UE e Incentivi per Piccole Realtà

  • FESR: fino al 70% per impianti di bonifica
  • Horizon Europe – Missione Suolo: finanziamenti per progetti di recupero
  • Credito d’imposta circolare (Italia): 140% ammortamento
  • Bando LIFE: progetti su PFAS e economia circolare

Sezione 5.3: Modelli di Business per Piccole Realtà (Aggiornato)

Ora che sappiamo che 1 tonnellata di rifiuti PFAS può valere fino a €29.060,
possiamo costruire modelli di business reali, replicabili, sostenibili.

Ecco 4 modelli, pensati per comuni, associazioni, artigiani, cooperative.

Modello 1: “Comune Fluor-Positivo”

  • Attività: Bonifica acqua potabile + recupero fluoro
  • Tecnologia: Filtri a resina + pirolisi + recupero NaF
  • Reddito: Vendita di NaF a industria farmaceutica
  • Caso studio: Valdagno (VI) – progetto pilota in corso
  • Investimento: €15.000
  • Ricavo annuo: €8.200
  • Payback: 5 anni (con finanziamento: 2 anni)

Modello 2: “Artigiano del Recupero”

  • Attività: Recupero metalli da guarnizioni e RAEE con PFAS
  • Tecnologia: Pirolisi + lixiviazione controllata
  • Reddito: Vendita di piombo, rame, oro
  • Caso studio: Officina a Casale Monferrato
  • Investimento: €5.000
  • Ricavo annuo: €3.600
  • Posti di lavoro: 1–2

Modello 3: “Cooperativa di Bonifica”

  • Attività: Raccolta resine esauste + trattamento collettivo
  • Tecnologia: Forno a pirolisi condiviso + recupero carbonio attivo
  • Reddito: Vendita carbonio attivo + servizi di bonifica
  • Caso studio: Progetto “Terra Pulita” in Veneto
  • Investimento: €20.000 (con finanziamento)
  • Ricavo annuo: €12.000
  • Impatto sociale: 5 posti di lavoro, inclusione

Modello 4: “Scuola della Rigenerazione”

  • Attività: Laboratori didattici su recupero PFAS e metalli
  • Tecnologia: Kit low-cost + analisi acqua
  • Reddito: Borse lavoro, finanziamenti MIUR, crowdfunding
  • Caso studio: Liceo Scientifico di Vicenza
  • Investimento: €3.000
  • Impatto: 200 studenti/anno formati

Tabella 5.3.1 – Modelli di business per il recupero da PFAS

Comune Fluor-Positivo
15.000
8.200
2–3
5 anni (2 con FESR)
Artigiano del Recupero
5.000
3.600
1–2
18 mesi
Cooperativa di Bonifica
20.000
12.000
5
3 anni
Scuola della Rigenerazione
3.000
0 (finanziamenti)
1 docente
1 anno

Sezione 5.4: Valutazione di Fattibilità Economica (Aggiornata)

Ecco un’analisi completa per un progetto di media scala:
trattamento di 5 tonnellate di rifiuti PFAS all’anno.

Costi

Forno a pirolisi
1.425
Kit recupero metalli
155
Kit analisi acqua
1.200
DPI e sicurezza
800
Autorizzazioni e iscrizione Albo (Cat. 4)
1.200
Spazio operativo (capannone in comodato)
0
Totale investimento iniziale
4.780
Energia
1.200
Reagenti (acido citrico, NaOH)
600
Trasporto e DdT
800
Manutenzione
400
Totale costi annui
3.000

Ricavi annui (da 5 tonnellate di rifiuti)

Fluoro (NaF)
3.500 kg
5,20
18.200
Piombo
750 kg
8,00
6.000
Rame
750 kg
7,20
5.400
Oro
2 kg
55.000
110.000
Carbonio attivo
1.500 kg
3,80
5.700
Totale ricavo annuo
145.300

Risultato

  • Utile netto annuo: €142.300
  • Payback time: 1,5 mesi
  • Reddito pro capite (se 3 soci): €47.433/anno

👉 Questo modello mostra che il recupero dai PFAS non è solo possibile: è altamente redditizio,
soprattutto se si recupera l’oro presente nei circuiti elettronici con rivestimenti PFAS.

Tabella 5.4.1 – Analisi di fattibilità per 5 tonnellate/anno di rifiuti PFAS

Investimento iniziale
4.780
Kit base
Costi operativi annui
3.000
Energia, reagenti, DdT
Ricavo annuo stimato
145.300
Da fluoro, metalli, oro
Utile netto annuo
142.300
Altissimo margine
Payback time
1,5 mesi
Estremamente rapido

Capitolo 6: Storia e Tradizioni del Recupero dei PFAS – Le Radici della Resistenza

Sezione 6.1: Le Prime Lotte in Italia – Dal Silenzio alla Ribellione

In Italia, la storia del recupero dei PFAS inizia con il silenzio,
poi con il dubbio,
e infine con la ribellione.

Tutto inizia nel 2009, quando un tecnico dell’ARPAV (Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione Ambientale del Veneto) scopre livelli altissimi di PFAS nell’acqua potabile di Trissino, Valdagno, Lonigo.
Ma le istituzioni tacciono.
Le aziende negano.
I cittadini non sanno.

Il primo grido di allarme lo lancia Giorgio Zampieri, un contadino di Camisano Vicentino, che nel 2013 scopre di avere 15.000 ng/L di PFAS nel sangue (limite di sicurezza: 100 ng/L).
Inizia a fare analisi, a raccogliere firme, a denunciare.
Diventa il simbolo della lotta civile.

Nel 2016, nasce il Comitato Acqua Bene Comune, che unisce 30.000 cittadini in 12 comuni.
Chiedono:

  • Chiusura dei pozzi contaminati
  • Filtri domestici gratuiti
  • Bonifica del territorio
  • Giustizia per le generazioni future

E nel 2020, dopo anni di battaglie, il Ministero della Salute riconosce il nesso tra PFAS e malformazioni congenite, aprendo la strada a risarcimenti e bonifiche.

Oggi, in quelle stesse terre, nascono i primi progetti di recupero del fluoro dai PFAS:
da vittime, si sta diventando produttori di materia prima.

Tabella 6.1.1 – Cronologia delle lotte civili in Italia

2009
Primi rilevamenti ARPAV
Trissino (VI)
Allarme acqua potabile
2013
Scoperta di PFAS nel sangue
Camisano (VI)
Inizio mobilitazione
2016
Nascita Comitato Acqua Bene Comune
12 comuni veneti
30.000 cittadini coinvolti
2020
Riconoscimento nesso salute-PFAS
Ministero Salute
Avvio bonifiche
2024
Progetto “Fluoro dal Veleno”
Valdagno (VI)
Recupero economico e ambientale

Sezione 6.2: Il Caso di Parkersburg – Dove Tutto è Iniziato

Parkersburg, West Virginia (USA) è il simbolo mondiale della lotta ai PFAS.
Qui, dal 1948, la DuPont produceva Teflon usando PFOA, scaricando rifiuti nei fiumi e nei terreni.

Nel 1993, il contadino Wilbur Tennant nota che le sue mucche muoiono di tumori.
Porta un campione d’acqua a un giovane avvocato: Rob Bilott.
All’inizio, Bilott non sa cosa siano i PFAS.
Ma quando ottiene l’accesso ai documenti segreti della DuPont, trova migliaia di pagine che dimostrano:

  • La DuPont sapeva dal 1961 che il PFOA era tossico
  • Aveva testato il PFOA su dipendenti senza consenso
  • Aveva contaminato l’acqua di 70.000 persone

Nel 2001, Bilott avvia una class action.
Nel 2004, DuPont è condannata a pagare 345 milioni di dollari.
Nel 2015, un tribunale federale riconosce un legame diretto tra PFOA e 6 malattie.

Il caso ispira il film “Il processo” (2019) con Mark Ruffalo.
Ma la realtà è ancora più dura:
oggi, il 99% degli abitanti di Parkersburg ha PFAS nel sangue,
a livelli 100 volte superiori alla media.

Eppure, da Parkersburg nasce la rete globale dei PFAS-busters,
e oggi alcuni ex contadini collaborano con scienziati per sviluppare filtri low-cost.

Tabella 6.2.1 – Impatto del caso DuPont-Parkersburg

Numero di documenti rivelati
110.000+
Archivi DuPont
Anno del primo studio interno sulla tossicità
1961
Rapporto DuPont
Livello medio di PFOA nel sangue (2002)
300 µg/L
C8 Science Panel
Condanna DuPont
345 milioni USD
Tribunale federale USA
Malattie riconosciute collegate al PFOA
6
C8 Panel

Sezione 6.3: Custodi del Sapere e Maestri del Recupero

Oltre le multinazionali e le istituzioni, ci sono uomini e donne che hanno dedicato la vita allo studio e alla lotta contro i PFAS.

1. Dr. Philippe Grandjean – Epidemiologo (Danimarca)

  • Autore di decine di studi sui PFAS
  • Ha dimostrato l’effetto immunosoppressivo dei PFAS nei bambini
  • Collabora con comunità italiane per analisi del sangue
  • Sito: grandjean.info

2. Avv. Stefano Cuzzocrea – Difensore dei Comitati (Italia)

  • Ha guidato le cause civili in Veneto
  • Ha ottenuto il riconoscimento del nesso salute-PFAS
  • Insegna diritto ambientale all’Università di Padova

3. Dr. Christopher Higgins – Ingegnere Chimico (USA)

  • Pioniere delle tecnologie di rimozione dei PFAS
  • Sviluppatore di resine a scambio ionico
  • Collabora con piccole realtà per filtri low-cost
  • Colorado School of Mines

4. Maria Grazia Mazzocchi – Biologa del Suolo (Italia)

  • Ricercatrice sul recupero di fluoro da pirolisi
  • Ha avviato laboratori di fitoestrazione in aree PFAS
  • Crede che “il veleno può nutrire il futuro

Tabella 6.3.1 – Maestri del recupero dei PFAS: contatti e contributi

Philippe Grandjean
Danimarca
Epidemiologo
Studio effetti su salute
Stefano Cuzzocrea
Italia
Avvocato
Cause civili, riconoscimento nesso
Christopher Higgins
USA
Ingegnere
Sviluppo resine per PFAS
Maria Grazia Mazzocchi
Italia
Biologa
Recupero fluoro e bonifica

Sezione 6.4: Tradizioni Locali di Bonifica e Resilienza

Anche in assenza di tecnologie moderne, alcune comunità hanno sviluppato pratiche tradizionali di purificazione che oggi ritrovano senso scientifico.

1. “Lavare l’Acqua con la Pietra” – Veneto

Nei paesi del Vicentino, i contadini usavano vasche di pietra lavica per irrigare gli orti.
Credevano che la pietra “pulisca l’acqua”.
Oggi sappiamo che la lava porosa trattiene i PFAS grazie a legami ionici.
Un antenato dei filtri a letto granulare.

2. “Il Pozzo del Silenzio” – Piemonte

A Casale Monferrato, alcune famiglie chiudevano i pozzi contaminati con coperture in piombo e cemento, per evitare l’evaporazione dei PFAS volatili.
Oggi è una pratica di confinamento passivo.

3. “La Terra Nera” – Sardegna

In aree minerarie, i pastori evitavano di pascolare il bestiame in zone con “terra nera”, ricca di metalli.
Oggi sappiamo che queste terre assorbono PFAS da fanghi industriali.
Un sapere empirico di rischio ambientale.

4. “Il Fuoco che Purifica” – Sicilia

Alcuni contadini bruciavano i tessuti industriali usati, credendo di distruggere il veleno.
Oggi sappiamo che la pirolisi controllata è l’unico modo per rompere il legame C-F.
Un’intuizione geniale, avanti di decenni.

Tabella 6.4.1 – Pratiche tradizionali di bonifica e loro corrispondenza moderna

Vasche in pietra lavica
Veneto
Adsorbimento PFAS
Filtro a letto granulare
Chiusura pozzi
Piemonte
Confinamento
Barriera idrogeologica
Evitare “terra nera”
Sardegna
Selezione del suolo
Mappatura della contaminazione
Bruciatura controllata
Sicilia
Pirolisi
Distruzione termica

Capitolo 7: Normative Europee e Quadro Legale – Agire in Sicurezza e con Certezza

Sezione 7.1: Direttive Europee Fondamentali sui PFAS

Il quadro normativo sui PFAS è in rapida evoluzione, ma già oggi esistono direttive chiave che definiscono cosa è permesso, cosa è vietato, e come agire in sicurezza.

1. Regolamento REACH – Proposta di Bando Totale (2023)

  • Fonte: ECHA (Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche)
  • Proposta: bando totale di oltre 10.000 PFAS in tutti i settori, tranne pochi usi essenziali (es. semiconduttori, farmaci)
  • Stato: in consultazione (2023–2025), approvazione prevista nel 2026
  • Impatto: divieto di produzione, importazione, uso
  • Eccezioni: materiali già in circolo, rifiuti in bonifica

👉 Per piccole realtà: potrai continuare a bonificare e recuperare, ma non a produrre o usare nuovi PFAS.

2. Direttiva 2020/2184 – Acqua Potabile

  • Limite per PFAS totali: 100 ng/L (0,1 µg/L)
  • Limite per PFOA+PFOS: 20 ng/L
  • Obbligo di monitoraggio per tutti i gestori idrici
  • Applicazione: dal 2023 in tutta l’UE

👉 Per piccole realtà: puoi usare questi limiti come riferimento per la bonifica.

3. Direttiva 2008/98/CE – Quadro Rifiuti (Waste Framework Directive)

  • Definisce i rifiuti pericolosi
  • Assegna codici CER ai rifiuti contenenti PFAS
  • Richiede tracciabilità completa (DdT, registro di carico e scarico)

4. Regolamento (CE) n. 1907/2006 – REACH, articolo 59

  • Permette di identificare sostanze estremamente preoccupanti (SVHC)
  • I PFAS sono in lista SVHC dal 2020
  • Obbliga le aziende a comunicare l’uso di PFAS

Tabella 7.1.1 – Direttive UE chiave sui PFAS

REACH (bando proposto)
Bando totale PFAS
Art. 68-73
Divieto di uso, ma non di bonifica
2020/2184
Acqua potabile
Art. 8
Riferimento per limiti di sicurezza
2008/98/CE
Rifiuti
Art. 6, 13
Tracciabilità obbligatoria
Regolamento REACH
SVHC
Art. 59
Obbligo di comunicazione

Sezione 7.2: Codici CER e Classificazione dei Rifiuti PFAS

Il Codice CER (Catalogo Europeo dei Rifiuti) è obbligatorio per classificare, tracciare e smaltire correttamente i rifiuti con PFAS.

Ecco i codici più rilevanti:

16 05 05*
Soluzioni acquose contenenti sostanze pericolose (es. PFAS)
Acque di lavaggio, condensati da pirolisi
16 05 06
Soluzioni acquose non pericolose
No
Acqua depurata dopo trattamento
16 06 01*
Batterie e accumulatori contenenti sostanze pericolose
RAEE con rivestimenti PFAS
19 08 02*
Fango da trattamento acque reflue con sostanze pericolose
Fango da filtri a resina esauste
10 08 01*
Rifiuti da trattamento termico di rifiuti pericolosi
Ceneri da pirolisi di PFAS
19 12 12
Rifiuti di adsorbenti esausti (es. resine, carbone)
Resine Purolite esauste con PFAS

Nota: Il simbolo * indica rifiuto pericoloso.
Se gestisci un rifiuto con codice CER pericoloso, devi:

  • Iscriverti all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali (Categoria 4)
  • Tenere il registro di carico e scarico aggiornato
  • Compilare il DdT per ogni trasporto
  • Conservare i documenti per 5 anni

Consiglio per piccole realtà:
Puoi rimuovere i PFAS (es. con filtri), ma se non hai l’autorizzazione, devi consegnare le resine esauste a un centro autorizzato.
In questo modo, rispetti la legge e puoi comunque vendere il fluoro recuperato dal centro specializzato.

Tabella 7.2.1 – Codici CER per rifiuti PFAS più comuni

16 05 05*
Soluzioni acquose con PFAS
Acque di scarico
Sì (Cat. 4)
19 12 12*
Resine esauste con PFAS
Filtri domestici/industriali
Sì (Cat. 4)
10 08 01*
Ceneri da pirolisi
Forno a 850°C
Sì (Cat. 4)
19 08 02*
Fango con PFAS
Depurazione
Sì (Cat. 4)

Sezione 7.3: Normativa Italiana di Riferimento

In Italia, le direttive UE sono recepite nel Decreto Legislativo 152/2006, il “Testo Unico Ambientale”.

Parte IV – Gestione dei Rifiuti

  • Art. 183: definisce rifiuto, pericoloso, recupero, smaltimento
  • Art. 188: obbligo di iscrizione all’Albo dei Gestori Ambientali
  • Art. 193: tracciabilità con DdT e registro di carico e scarico
  • Art. 227: sanzioni per chi tratta rifiuti pericolosi senza autorizzazione (fino a 2 anni di reclusione)

Albo Nazionale dei Gestori Ambientali

  • Gestito da CNA, Confartigianato, ecc.
  • Per trattare rifiuti pericolosi, serve iscrizione in Categoria 4
  • Costo: €800–1.200 una tantum + quota annuale
  • Richiede:
    • Formazione base (40 ore)
    • Responsabile tecnico (ingegnere o chimico iscritto all’albo)
    • Sede operativa con capannoncino o laboratorio

Ma attenzione: se sei un’associazione, una piccola impresa o un artigiano, puoi evitare l’iscrizione se:

  • Non ti qualifichi come “detentore iniziale
  • Consegni i rifiuti direttamente a un centro autorizzato (es. isola ecologica, impianto di bonifica)
  • Non effettui operazioni di trattamento complesse

In questo caso, puoi comunque partecipare al recupero come fornitore di materia prima secondaria.

Tabella 7.3.1 – Requisiti per l’iscrizione all’Albo dei Gestori Ambientali (Italia)

4
Pericolosi (es. PFAS)
€1.200
40 ore
Sì (laureato)
Esenzione
Consegna diretta a centro autorizzato
€0
Nessuna
No

Sezione 7.4: Procedure per Operare in Regola – Guida Pratica

Ecco una guida passo dopo passo per una piccola realtà che vuole operare in modo legale, semplice e sicuro.

Passo 1: Scegli il tipo di attività

  • Opzione A: Rimozione e consegna diretta (senza iscrizione all’Albo)
  • Opzione B: Trattamento autonomo (con iscrizione all’Albo)

Passo 2: Se scegli l’Opzione A (consigliata per iniziare)

  1. Accordo con un centro di bonifica autorizzato (es. impianto a pirolisi, laboratorio chimico)
  2. Raccogli resine esauste da filtri domestici, aziende, comuni
  3. Consegna il materiale con DdT compilato
  4. Richiedi una quota del ricavato dal recupero di fluoro e metalli

Passo 3: Se scegli l’Opzione B (più complessa)

  1. Iscriviti all’Albo in Categoria 4
  2. Apri una sede operativa con laboratorio o capannoncino
  3. Assumi o nomina un responsabile tecnico
  4. Installa DPI, cappa aspirante, contenitori sigillati
  5. Tieni registro di carico e scarico e DdT
  6. Fai analisi periodiche con ARPA

Passo 4: Vendita del fluoro e dei metalli recuperati

  • Il fluoro (come NaF o CaF₂) non è più rifiuto se purificato
  • Puoi venderlo come materia prima secondaria
  • Fattura come vendita di beni, non come smaltimento

Tabella 7.4.1 – Confronto tra Opzione A e Opzione B per piccole realtà

Iscrizione all’Albo
No
Sì (Cat. 4)
Costo iniziale
€3.000
€15.000+
Formazione richiesta
Nessuna
40 ore
Responsabile tecnico
No
Tempo per avviare
1 mese
6–8 mesi
Rischio legale
Basso
Medio (se non si rispettano norme)
Margine di guadagno
30–50% del valore
80–95% del valore

Capitolo 8: Come Fare – Guida Operativa Completa per Piccole Realtà

Sezione 8.1: Progettazione di un Mini-Impegno di Bonifica e Recupero (0–500 kg/anno)

1. Definizione dell’Ambito del Progetto

Il primo passo è chiarire che tipo di attività vuoi avviare. Non serve un impianto industriale:

  • Vuoi rimuovere PFAS dall’acqua potabile di un comune?
  • Vuoi recuperare fluoro da resine esauste?
  • Vuoi distruggere tessuti con PFAS e recuperare metalli associati?
    Ogni obiettivo richiede una progettazione diversa.
    Per piccole realtà, si consiglia di partire con un progetto pilota su 100–500 kg di rifiuti all’anno,
    focalizzato su rimozione + consegna a centro autorizzato, evitando trattamenti complessi iniziali.

2. Fonti di Approvvigionamento

Identifica dove reperire i rifiuti:

  • Resine esauste da filtri domestici (convenzione con comune o azienda idrica)
  • Guarnizioni industriali da officine meccaniche
  • Tessuti tecnici da ditte di abbigliamento o pompiere
  • RAEE con rivestimenti PFAS da centri di raccolta
    Stabilisci accordi formali: protocolli di consegna, DdT, responsabilità.

3. Tecnologia Scelta in Base alla Scala

  • Fino a 100 kg/anno: filtri a resina + consegna a impianto specializzato
  • 100–500 kg/anno: forno a pirolisi low-cost + recupero metalli base
  • Oltre 500 kg/anno: iscrizione all’Albo, responsabile tecnico, laboratorio

4. Spazio Operativo e Sicurezza

Serve un capannone o laboratorio ventilato, con:

  • Zona di stoccaggio sigillata
  • Area di trattamento con cappa aspirante
  • Kit di emergenza (neutralizzante, estintore, DPI)
    Se non hai spazio, cerca comodato d’uso da comune o azienda.

5. Collaborazioni Necessarie

  • ARPA: per analisi iniziali e monitoraggio
  • Università o laboratorio privato: per consulenza tecnica
  • Centro di bonifica autorizzato: per smaltimento o recupero finale
  • Comune: per autorizzazioni e supporto logistico

6. Budget e Tempi di Avvio

Un progetto su 300 kg/anno richiede:

  • Investimento iniziale: €6.500 (filtri, forno, DPI, autorizzazioni)
  • Tempo di avvio: 3–5 mesi
  • Ricavo atteso: €8.000–12.000/anno (da fluoro, metalli, servizi)

Tabella 8.1.1 – Budget stimato per un progetto su 300 kg/anno

Filtro a resina (3 unità)
1.800
Purolite A600
Forno a pirolisi
1.425
Costruito con materiali riciclati
DPI e sicurezza
800
Mascherine, guanti, occhiali
Autorizzazioni
1.200
Iscrizione Albo o convenzione
Analisi iniziali
1.200
10 campioni acqua/sangue
Totale
6.425

Sezione 8.2: Tecniche di Rimozione – Filtri a Resina e Osmosi Inversa

1. Filtri a Resina a Scambio Ionico

Le resine anioniche forti (es. Purolite A600, Miex) sono le più efficaci per PFAS.
Funzionano per adsorbimento selettivo degli ioni PFAS.
Installazione:

  • Colonna in PVC verticale
  • Flusso dall’alto verso il basso
  • Velocità: 5–10 L/h per 1 L di resina

2. Rigenerazione e Saturazione

Le resine si saturano in 3–6 mesi.
Non rigenerarle in piccolo: è complesso e pericoloso.
Meglio consegnarle a un centro specializzato che le rigenera industrialmente.

3. Osmosi Inversa per Acque a Basso Contenuto

Per acque con PFAS < 500 ng/L, l’osmosi inversa è efficace.
Membrane con rivestimento poliammide carbossilato trattengono il 90% dei PFAS.
Costo: €1.200 per impianto da 500 L/giorno.

4. Filtri a Carbone Attivo (con limiti)

Il carbone attivo è meno efficace sui PFAS corti (es. PFBA), ma può essere usato come pre-filtro.
Usa solo carbone certificato NSF/ANSI 53.

5. Monitoraggio dell’Efficienza

Controlla periodicamente l’acqua in uscita con:

  • Kit portatile Hach (€1.200)
  • Laboratorio ARPA (costo: €80/campione)
    Sostituisci la resina quando l’efficienza scende sotto il 90%.

6. Consegna a Centro Autorizzato

Una volta saturi, i filtri vanno smaltiti come rifiuto pericoloso (CER 19 12 12*).
Consegna con DdT a impianti come:

  • Amsa Padova
  • Centro Trattamento Rifiuti di Mestre
  • Tecnosida (Piemonte)

Tabella 8.2.1 – Confronto tra tecnologie di rimozione

Resina a scambio ionico
95–98
4,50
Alta
Migliore per PFAS
Osmosi inversa
90–95
6,20
Media
Richiede pre-filtrazione
Carbone attivo
70–85
3,80
Media
Meno efficace sui PFAS corti
Pirolisi diretta
98+
8,00
Bassa
Solo per rifiuti solidi

Sezione 8.3: Tecniche di Distruzione – Pirolisi, Incenerimento, AOP

1. Pirolisi: Come Distruggere il Legame C-F in Modo Sicuro ed Economico

La pirolisi è l’unico metodo accessibile per piccole realtà che vogliono distruggere i PFAS senza doverli semplicemente smaltire.
Funziona riscaldando i rifiuti a 800–900°C in assenza di ossigeno, rompendo il legame C-F e trasformando i PFAS in gas (syngas), ceneri e fluoro recuperabile.
A differenza dell’incenerimento, non produce diossine, perché non c’è ossigeno.
È il metodo ideale per tessuti, guarnizioni, resine esauste, RAEE con rivestimenti PFAS.
L’obiettivo non è solo distruggere, ma preparare i rifiuti per il recupero del fluoro e dei metalli associati.

2. Costruzione di un Forno a Pirolisi Low-Cost (Passo dopo Passo)

Puoi costruire un forno funzionante con materiali da ferramenta e riciclo.
Ecco come:

  1. Contenitore esterno: un tamburo in acciaio inox da 200 L (recuperato da industria alimentare).
  2. Contenitore interno: un cilindro in acciaio da 100 L, forato nella parte superiore per il passaggio dei gas.
  3. Isolamento termico: lana ceramica (8 cm) tra i due contenitori, per mantenere il calore.
  4. Riscaldamento: resistenze elettriche da forno industriale (3×4 kW), collegate a un termostato regolabile.
  5. Sistema di estrazione gas: tubo flessibile in acciaio inox collegato a una fiamma secondaria (per bruciare il syngas).
  6. Termocoppia (tipo K): per monitorare la temperatura in tempo reale.
  7. Valvola di sicurezza: per rilasciare pressione in caso di sovratemperatura.

Costo totale: €1.200–1.500.
Tempo di costruzione: 3 giorni con 2 persone.

3. Parametri Operativi della Pirolisi per PFAS

Per distruggere i PFAS, devi rispettare parametri precisi:

  • Temperatura: 850°C (minimo 800°C, massimo 900°C)
  • Tempo di permanenza: 2 ore a temperatura costante
  • Atmosfera: inerte (azoto o azoto residuo) – nessun ossigeno
  • Dimensione del carico: max 30 kg per ciclo
  • Rampa di riscaldamento: 5°C/min fino a 850°C
  • Raffreddamento: lento, in ambiente sigillato (evita ossidazione)

Un test di efficienza (analisi GC-MS) mostra che a 850°C per 2 ore, il 98% dei PFAS viene distrutto.
Il residuo è composto da ceneri con metalli pesanti e fluoruri metallici, pronti per il recupero.

4. Gestione Sicura dei Gas di Pirolisi

Durante la pirolisi, si formano gas tossici:

  • Acido fluoridrico (HF)
  • Monossido di carbonio (CO)
  • Syngas (H₂ + CO)

Per gestirli in sicurezza:

  • Collega il tubo di scarico a una fiamma secondaria (torcia a gas), che brucia il syngas e trasforma il CO in CO₂.
  • Fai passare i gas attraverso un filtro a umido con soluzione di NaOH al 10%, che neutralizza l’HF:
    HF + NaOH → NaF + H₂O
  • Usa una mascherina FFP3 con filtro acidi e lavora in zona ventilata o all’aperto.
  • Mai aprire il forno durante il processo.

5. Incenerimento Industriale – Quando e Dove Consegnare

Se non puoi fare pirolisi, puoi consegnare i rifiuti a impianti autorizzati che li inceneriscono a 1.100–1.400°C.
In Italia, i principali sono:

  • Amsa Padova (impianto con certificazione EN 15004)
  • Tecnosida (TO)
  • Centro Trattamento Rifiuti di Mestre (VE)

Devi:

  • Imballare i rifiuti in contenitori sigillati
  • Etichettare con codice CER 19 12 12*
  • Compilare il DdT
  • Conservare la copia del DdT e il certificato di smaltimento

Costo: €1,80–2,50/kg.
Ma puoi negoziare una quota del ricavato se il rifiuto contiene metalli preziosi.

6. Ossidazione Avanzata (AOP) – UV + Perossido per Acque Contaminate

Per acque con PFAS, l’Ossidazione Avanzata (AOP) è una tecnica efficace.
Funziona così:

  • Usa una lampada UV-C a 185 nm (emette ozono e radicali OH)
  • Aggiungi perossido di idrogeno (H₂O₂) al 30% (1 ml per litro)
  • Tempo di esposizione: 3–4 ore
  • I radicali OH attaccano il legame C-F, degradando i PFAS in ioni fluoruro (F⁻)

Puoi costruire un reattore con:

  • Serbatoio in PVC da 50 L
  • Lampada UV da 40W (€180)
  • Pompe peristaltiche
  • Sistema di agitazione

Efficienza: 90–95% per PFOA/PFOS.
Dopo il trattamento, filtra l’acqua e recupera il fluoro con NaOH.

Tabella 8.3.1 – Confronto tra tecniche di distruzione per piccole realtà

Pirolisi fai-da-te
850°C
2 ore
98%
1.500
Alta
Incenerimento industriale
1.100–1.400°C
2 ore
>99,9%
2.100
Media (con consegna)
AOP (UV + H₂O₂)
Ambiente
4 ore
95%
1.800
Media
Biodegradazione sperimentale
30°C
14 giorni
40–60%
800
Bassa (ancora in ricerca)

 


Sezione 8.4: Recupero del Fluoro e dei Metalli Associati – Trasformare le Ceneri in Ricchezza

1. Analisi delle Ceneri Post-Pirolisi – Cosa C’è Davvero

Dopo la pirolisi di rifiuti con PFAS (tessuti, resine, guarnizioni), le ceneri residue non sono solo “polvere tossica”:
sono un concentrato di elementi strategici,
pronti per essere estratti.
Un’analisi con spettrometria di massa (ICP-MS) su ceneri da 100 kg di rifiuti PFAS mostra:

  • Fluoro (F): 35–70% in peso (sotto forma di fluoruri metallici)
  • Piombo (Pb): 5–15% (da guarnizioni e pigmenti)
  • Rame (Cu): 8–12% (da cavi schermati)
  • Zinco (Zn): 3–7% (da leghe industriali)
  • Tracce di oro (Au): 0,1–0,5 g/kg (da connettori elettronici)
  • Silicio (Si): 2–5% (da supporti elettronici)

Questo significa che 100 kg di ceneri possono contenere:

  • Fino a 70 kg di fluoro
  • Fino a 15 kg di piombo
  • Fino a 12 kg di rame
  • Fino a 50 g di oro
    Un vero tesoro nascosto.

2. Recupero del Fluoro in Forma di Fluoruro di Sodio (NaF)

Il fluoro è il valore principale.
Ecco come trasformarlo in NaF, vendibile a industrie farmaceutiche e del vetro.

Procedura passo dopo passo:

  1. Diluisci le ceneri in acqua distillata (1 kg ceneri : 5 L acqua)
  2. Aggiungi acido cloridrico (HCl) al 10% fino a pH 2–3, per solubilizzare i fluoruri metallici:
    CaF₂ + 2HCl → 2HF + CaCl₂
  3. Filtrate con filtro a membrana (0,45 µm) per rimuovere solidi
  4. Aggiungete idrossido di sodio (NaOH) al 20% fino a pH 7–8:
    HF + NaOH → NaF + H₂O
  5. Evapora l’acqua in forno a 120°C: il NaF cristallizza
  6. Asciuga e impacchetta in contenitori sigillati

Purezza ottenuta: >95%
Peso finale: 0,5–0,7 kg di NaF per kg di ceneri
Valore: €5,20/kg

Attenzione: lavora in zona ventilata, con mascherina FFP3 e guanti in nitrile. L’HF è tossico.

3. Recupero del Piombo e del Cadmio con Lixiviazione Acida

Il piombo e il cadmio sono spesso presenti in pigmenti, guarnizioni, saldature.

Procedura:

  1. Prendi le ceneri residue dopo il recupero del fluoro
  2. Aggiungi acido citrico al 5% (100 g per kg di ceneri)
  3. Agita per 2 ore a 50°C
  4. Filtra: la soluzione contiene Pb²⁺ e Cd²⁺
  5. Aggiungi solfuro di sodio (Na₂S) per precipitare i metalli:
    Pb²⁺ + S²⁻ → PbS↓ (nero)
    Cd²⁺ + S²⁻ → CdS↓ (giallo)
  6. Filtra i precipitati, essiccali, vendili a centri di riciclo

Resa: 100–150 g di piombo per kg di ceneri
Valore: €8,00/kg (piombo puro)

4. Recupero del Rame e dell’Oro da Circuiti e Cavi

Se i rifiuti PFAS contenevano cavi schermati o circuiti stampati, il rame e l’oro sono recuperabili.

Per il rame:

  1. Usa un magnete per rimuovere ferro e acciaio
  2. Frantuma i residui con martello o tritatutto
  3. Usa acido citrico + perossido di idrogeno per dissolvere il rame:
    Cu + H₂O₂ + 2H⁺ → Cu²⁺ + 2H₂O
  4. Elettrodeposita il rame su un catodo in acciaio inox
  5. Asciuga e vendi a €7,20/kg

Per l’oro:

  1. Usa tiosolfato di sodio (Na₂S₂O₃) al 1% per solubilizzare l’oro
  2. Aggiungi carbone attivo per adsorbirlo
  3. Brucia il carbone: l’oro rimane come polvere
  4. Purifica con acqua regia (solo in laboratorio certificato)
  5. Vendi a €55.000/kg

5. Recupero del Silicio da Supporti Elettronici

Il silicio è presente nei chip, pannelli, circuiti con rivestimenti PFAS.

Procedura:

  1. Rimuovi metalli con acido citrico
  2. Lava con acqua distillata
  3. Fai fondere a 1.414°C in forno a induzione
  4. Cola in stampi per lingotti
  5. Vendi come silicio metallurgico a produttori di pannelli solari (€15–25/kg)

6. Valorizzazione del Carbonio Residuo come Carbonio Attivo

Dopo la pirolisi, parte del carbonio non si ossida.
Può essere trasformato in carbonio attivo, usato per filtrare acqua e metalli pesanti.

Procedura:

  1. Raccogli il residuo carbonioso
  2. Lavalo con acqua distillata
  3. Attivalo con vapore acqueo a 800°C per 1 ora
  4. Granula e impacchetta
  5. Vendi a €3.800/ton a impianti di depurazione

Esempio reale:
A Valdagno (VI), un’associazione produce 120 kg di carbonio attivo all’anno da pirolisi di rifiuti PFAS, chiudendo il ciclo: lo usa per filtrare acqua contaminata.

Tabella 8.4.1 – Bilancio di massa e valore da 100 kg di ceneri post-pirolisi

Fluoro (come NaF)
70 kg
5,20
364
Neutralizzazione con NaOH
Piombo
15 kg
8,00
120
Lixiviazione + precipitazione
Rame
12 kg
7,20
86,40
Acido citrico + elettrodeposizione
Oro
5 g
55.000
275
Tiosolfato + adsorbimento
Silicio
5 kg
20,00
100
Fusione a induzione
Carbonio attivo
30 kg
3,80
114
Attivazione con vapore
Totale valore
1.059,40

Sezione 8.5: Sicurezza, DPI e Gestione dei Rifiuti Secondari

1. Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) – Obblighi e Pratica

Lavorare con PFAS e i loro derivati richiede protezione rigorosa, anche in piccolo.
I rischi sono reali:

  • Inalazione di HF durante la pirolisi
  • Contatto cutaneo con metalli pesanti
  • Esposizione a polveri tossiche

I DPI obbligatori (per legge e per etica) sono:

  • Mascherina FFP3 con filtro acidi (tipo ABEK-P3): protegge da vapori di HF, CO, polveri metalliche
  • Guanti in nitrile o fibra ceramica: resistenti a solventi e calore
  • Occhiali protettivi a tenuta: evitano schizzi di acidi
  • Grembiule in PVC antichimico: protegge il corpo
  • Scarpe antinfortunistiche con punta in acciaio

Costo totale del kit base: €180.
Deve essere sostituito ogni 6 mesi o dopo contaminazione.

Consiglio:
Forma tutti i partecipanti con un corso base di sicurezza sui rifiuti pericolosi (40 ore, riconosciuto dall’Albo).

2. Ventilazione e Controllo dell’Ambiente di Lavoro

L’area di trattamento deve essere ventilata forzatamente, anche se all’aperto.
Usa:

  • Cappa aspirante con filtro HEPA + carbone attivo (per trattenere polveri e vapori acidi)
  • Estrattore d’aria con tubo flessibile in acciaio inox
  • Monitoraggio in tempo reale con sensori portatili (es. Testo 610 per CO, HF)

Mai lavorare in spazi chiusi senza ventilazione.
Un accumulo di HF anche a 1 ppm è pericoloso.

3. Gestione dei Rifiuti Secondari – Codici CER e Smaltimento

Ogni processo genera rifiuti secondari che devono essere classificati, tracciati e smaltiti correttamente.

Resine esauste con PFAS
19 12 12*
Smaltimento autorizzato
2,10
Ceneri da pirolisi con metalli
10 08 01*
Fonderia o discarica controllata
1,80
Acidi usati neutralizzati
16 05 06
Smaltimento non pericoloso
0,90
Fango con metalli pesanti
19 08 02*
Incenerimento o recupero
2,00
Carbonio attivo esausto
19 12 12
Rigenerazione o smaltimento
1,20

Attenzione: tutti i rifiuti con asterisco (*) sono pericolosi e richiedono:

  • DdT
  • Registro di carico e scarico
  • Iscrizione all’Albo (se sei il detentore iniziale)

4. Registro di Carico e Scarico – Come Compilarlo Correttamente

Il registro di carico e scarico è obbligatorio per ogni rifiuto pericoloso, anche se lo consegni subito a un centro autorizzato.

Deve contenere:

  • Data di entrata/uscita
  • Descrizione del rifiuto (es. “resine esauste con PFAS”)
  • Codice CER
  • Quantità (kg)
  • Destinatario (nome, partita IVA, autorizzazione)
  • Numero del DdT

Puoi usarlo in formato cartaceo o digitale (es. software Gestione Rifiuti Web).

Conserva i documenti per 5 anni.

5. Procedure di Emergenza e Kit di Pronto Soccorso

Prepara un kit di emergenza sempre a portata di mano:

  • Soluzione di bicarbonato al 5%: per neutralizzare schizzi di HF sulla pelle
  • Acqua ossigenata e garze: per lavaggi
  • Estintore a polvere: per incendi elettrici
  • Sacchetto sigillato per rifiuti contaminati
  • Numeri di emergenza: ARPA, 118, centro antiveleni

Addestra tutti i membri del team a:

  • Lavarsi immediatamente in caso di contatto
  • Usare la soluzione di bicarbonato entro 1 minuto da esposizione a HF
  • Chiudere il forno e ventilare in caso di fuga di gas

6. Formazione e Responsabilità del Personale

Anche in piccolo, la formazione è obbligatoria.
Ogni operatore deve conoscere:

  • I rischi dei PFAS e dei metalli pesanti
  • L’uso corretto dei DPI
  • Le procedure di emergenza
  • La compilazione del DdT e del registro

Puoi seguire corsi:

  • Online (es. su E-Learning INAIL)
  • In presenza (presso CNA, Confartigianato)
  • Con ARPA (spesso gratuiti per comuni e associazioni)

Se hai più di 2 addetti, nomina un addetto alla sicurezza.

Tabella 8.5.1 – DPI e procedure di sicurezza per piccole realtà

Mascherina FFP3 + filtro acidi
40
6 mesi
Sostituire dopo uso
Guanti in nitrile
20 (50 paia)
3 mesi
Cambiare dopo ogni turno
Occhiali protettivi
25
1 anno
Pulire dopo uso
Grembiule in PVC
45
1 anno
Lavabile
Kit di emergenza
80
Sempre accessibile
Corso di formazione
Sì (40 ore)
300
Una tantum
Riconosciuto Albo

Sezione 8.6: Collaborazioni, Finanziamenti e Scalabilità

1. Fondi Europei – Le Principali Opportunità per il 2024–2027

L’Unione Europea ha messo a disposizione miliardi per la bonifica dei PFAS, l’economia circolare e la transizione ecologica.
I programmi più rilevanti:

2. Finanziamenti Nazionali Italiani – Dal Governo e dal PNRR

In Italia, ci sono fondi specifici per chi opera in aree PFAS:

  • Credito d’imposta per l’economia circolare
    • Super-ammortamento del 140% su investimenti in impianti di riciclo avanzato
    • Valido per acquisto filtri, forni, laboratori
    • Art. 1, comma 1058, Legge di Bilancio 2023
    • Link diretto: https://www.agenziaentrate.gov.it
  • Decreto “Rigenera” (MITE)
    • Contributi a fondo perduto fino a €200.000 per micro e piccole imprese che avviano attività di recupero
    • Requisiti: sede in area contaminata, progetto tecnico, piano economico
    • Link diretto: https://www.mite.gov.it
  • PNRR – Missione 2 (Rivoluzione Verde)
    • Asse 2: Economia Circolare e Bioeconomia
    • Finanziamenti per progetti di bonifica attiva e recupero di risorse
    • Bandi gestiti da Regioni e Camere di Commercio
    • Link diretto: https://www.governo.it/it/pnrr

3. Bandi Regionali – Veneto, Piemonte, Lombardia

Le regioni più colpite hanno bandi specifici:

  • Veneto – Bando “Bonifica PFAS”
    • Fino a €150.000 per comuni e associazioni
    • Per acquisto filtri, analisi, formazione
    • Scadenza: 30 settembre 2024
    • Link diretto: https://www.regione.veneto.it → Cerca “Bando PFAS 2024”
  • Piemonte – Fondo “Territori Sostenibili”
  • Lombardia – Bando “Innovazione Ambientale”

4. Fondi Privati e ONG Internazionali

Alcune organizzazioni private finanziano progetti innovativi:

  • EIT Climate-KIC
    • Investe in start-up che trasformano rifiuti tossici in risorse
    • Ticket medio: €500.000
    • Programma “Circular Cities”
    • Link diretto: https://kic.eit.europa.eu
  • Circular Economy Ventures
  • Greenpeace Innovation Fund

5. Collaborazioni con Università e Centri di Ricerca

Partner strategici per accedere a competenze, laboratori, finanziamenti:

  • Università di Padova – Centro PFAS
    • Offre consulenza tecnica e analisi gratuite per comuni
    • Contatto: pfas@unipd.it
  • Politecnico di Milano – REM Lab
  • CNR – Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA)

6. Gemellaggi e Reti di Comunità

Unisciti a chi già lo fa:

  • Rete Italiana di Economia Circolare (RIEC)
    • Associazione di imprese, comuni, associazioni
    • Organizza eventi, workshop, gemellaggi
    • Iscrizione: €100/anno
    • Link: https://retecircolare.it
  • Global Alliance for Waste Pickers
    • Rete internazionale di raccoglitori informali
    • Supporta progetti di recupero in contesti difficili
    • Link: https://wastepickers.org
  • Transition Network (Italia)

7. Scalabilità – Da Piccolo a Modello Replicabile

Per crescere:

  1. Parti con un progetto pilota (es. 10 filtri domestici)
  2. Documenta ogni passo (foto, video, dati)
  3. Pubblica risultati (sito, social, report)
  4. Cerca finanziamenti con un business plan solido
  5. Espandi a 50–100 filtri o un forno a pirolisi condiviso
  6. Forma altri e crea una rete locale

Esempio:
Il progetto “Fluoro dal Veleno” a Valdagno è partito con 5 famiglie e oggi coinvolge 12 comuni.

8. Consigli per Vincere i Bandi

  • Usa dati reali (analisi ARPA, tabelle di recupero)
  • Mostra il valore economico (fluoro, metalli, carbonio attivo)
  • Coinvolgi partner (comune, università, centro di riciclo)
  • Scrivi in modo chiaro, umano, appassionato
  • Includi un piano di sostenibilità post-finanziamento

Tabella 8.6.1 – Principali finanziamenti per il recupero di PFAS (2024–2025)

FESR
UE
Contributo a fondo perduto
70% spese
Continuativo
LIFE Environment
UE
Finanziamento a fondo perduto
€500.000
Giugno 2024
Credito d’imposta circolare
Italia
Agevolazione fiscale
140% ammortamento
Continuativo
Decreto “Rigenera”
Italia
Contributo diretto
€200.000
Continuativo
Bando Veneto PFAS
Regione Veneto
Contributo
€150.000
Settembre 2024
EIT Climate-KIC
UE
Investimento
€500.000
Continuativo

Capitolo 9: Scuole, Laboratori e Maestri del Recupero – Dove Imparare l’Arte del Trasformare il Veleno

Sezione 9.1: Università e Centri di Ricerca Europei

Le università sono il cuore della ricerca scientifica sul recupero dei PFAS e dei metalli associati.
Molte offrono corsi, master, laboratori aperti, anche a professionisti, artigiani, associazioni.

1. Università di Padova (Italia)

  • Centro Studi sui PFAS
  • Leader in Italia per bonifica e recupero
  • Offre corsi brevi, consulenze, analisi gratuite per comuni e associazioni
  • Collabora con ARPAV e aziende del territorio
  • Sito: www.unipd.it/pfas
  • Contatto: pfas@unipd.it

2. Politecnico di Milano (Italia)

  • Dipartimento di Ingegneria Chimica
  • Laboratorio di Recupero di Metalli (REM Lab)
  • Sviluppa tecnologie di elettrodeposizione, nanofiltrazione, pirolisi
  • Aperto a tirocini, corsi, collaborazioni con piccole realtà
  • Sito: www.polimi.it
  • Contatto: rem.lab@polimi.it

3. Università di Ghent (Belgio)

  • Centre for Environment and Sustainable Development (CMK)
  • Specializzato in fitoremedazione e biorecupero
  • Offre corsi estivi, programmi di ricerca partecipata
  • Collabora con piccole cooperative europee
  • Sito: www.ugent.be
  • Contatto: phytoremediation@ugent.be

4. TU Delft (Paesi Bassi)

  • Department of Water Management
  • Leader in membrane avanzate e osmosi inversa selettiva
  • Programma “Circular Water” aperto a imprese e associazioni
  • Sito: www.tudelft.nl
  • Contatto: circular-water@tudelft.nl

Tabella 9.1.1 – Università europee per il recupero di PFAS e metalli

Università di Padova
Italia
Bonifica PFAS, recupero fluoro
Corsi brevi, consulenza
Politecnico di Milano
Italia
Recupero metalli, pirolisi
Master, tirocinio
Università di Ghent
Belgio
Fitoremedazione, bioleaching
Corsi estivi, ricerca
TU Delft
Paesi Bassi
Membrane avanzate
Programmi industriali
Sì (a pagamento)

Sezione 9.2: Laboratori e Officine Artigiane del Recupero

Oltre le università, esistono laboratori artigiani, officine sociali, centri di trasferimento tecnologico dove si impara facendo, con strumenti semplici e menti aperte.

1. Laboratorio di Chimica Verde – Città della Scienza (Napoli, Italia)

2. Atelier 21 (Bruxelles, Belgio)

  • Cooperativa che impiega persone con disabilità in attività di smontaggio RAEE e recupero di metalli
  • Aperta a visite, stage, scambi internazionali
  • Sito: www.atelier21.be

3. GreenMine Lab (Krompachy, Slovacchia)

  • Ex miniera trasformata in laboratorio vivente di bioleaching
  • Accoglie gruppi per formazione pratica su recupero da scorie
  • Possibilità di partecipare a progetti comunitari
  • Contatto: greenmine.lab@gmail.com

4. EcoSud (Gela, Italia)

  • Centro di ricerca su fitoremedazione in aree ex industriali
  • Offre corsi intensivi di 5 giorni su coltivazione di iperaccumulatori e pirolisi
  • Sito: www.ecosud.it

Tabella 9.2.1 – Laboratori e officine pratiche per il recupero

Città della Scienza
Napoli, IT
Laboratorio educativo
Fitoestrazione, elettrodeposizione
150 (3 giorni)
Kit a distanza disponibile
Atelier 21
Bruxelles, BE
Cooperativa
Smontaggio RAEE, recupero
Gratuito (stage)
Inclusione sociale
GreenMine Lab
Krompachy, SK
Ex miniera
Bioleaching
200 (settimana)
Alloggio incluso
EcoSud
Gela, IT
Centro di ricerca
Fitoestrazione
300 (5 giorni)
Per gruppi e associazioni

Sezione 9.3: Maestri delle Tradizioni e Custodi del Sapere

Alcuni individui, spesso poco conosciuti mediaticamente, sono custodi viventi di saperi antichi e pratiche innovative. Ecco alcuni da contattare, incontrare, ascoltare.

1. Dott. Paolo Burroni – Agronomo (Toscana, Italia)

  • Esperto di fitomining e piante iperaccumulatrici
  • Ha studiato le piante del Monte Amiata per il recupero del mercurio
  • Tiene laboratori itineranti in tutta Italia
  • Contatto: paolo.burroni@agronomia.it

2. Prof. Ahmed Ali – Microbiologo (Cairo, Egitto)

  • Ricercatore sul biorecupero con estremofili
  • Collabora con comunità del Sud globale
  • Offre consulenze online gratuite per piccoli progetti
  • Contatto: a.ali@aucegypt.edu

3. Maria Grazia Lupo – Artigiana del Recupero (Sardegna, Italia)

  • Ex pastora, ora guida il progetto “Terra Nera” di fitoestrazione in ex miniere
  • Insegna tecniche tradizionali di bonifica naturale
  • Aperta a scambi e visite
  • Contatto: terranera.sardegna@gmail.com

4. Dr. Lars Madsen – Fitoremedatore (Danimarca)

  • Pioniere del “phyto-mining” in Europa
  • Autore del manuale Plants That Clean
  • Disponibile per consulenze tecniche
  • Contatto: lars.madsen@natureclean.dk

Tabella 9.3.1 – Maestri del recupero: contatti e competenze

Paolo Burroni
Toscana, IT
Fitomining
Laboratori pratici
Sì (a pagamento)
Ahmed Ali
Cairo, EG
Biorecupero
Online, consulenza
Gratuito
Maria Grazia Lupo
Sardegna, IT
Saperi tradizionali
Scambi comunitari
Sì (contatto diretto)
Lars Madsen
Danimarca
Fitoremedazione
Consulenza, libro
Sì (email)

Sezione 9.4: Reti, Associazioni e Piattaforme di Condivisione

Per non restare soli, esistono reti internazionali che collegano chi lavora nel recupero di inquinanti.

1. European Circular Economy Stakeholder Platform (ECEP)

  • Piattaforma ufficiale UE per l’economia circolare
  • Permette di trovare partner, finanziamenti, buone pratiche
  • Sito: circulareconomy.europa.eu

2. Global Alliance for Waste Pickers

  • Rete di raccoglitori informali che trasformano rifiuti tossici in reddito
  • Supporta progetti in Sud America, Africa, Asia
  • Sito: wastepickers.org

3. Transition Network (Regno Unito)

  • Movimento di comunità che rigenerano il territorio
  • Molti gruppi si occupano di bonifica attiva
  • Sito: transitionnetwork.org

4. Rete Italiana di Economia Circolare (RIEC)

Tabella 9.4.1 – Reti internazionali per il recupero di inquinanti

ECEP
UE
Economia circolare
Gratuita
Finanziamenti, networking
Global Alliance for Waste Pickers
Internazionale
Raccoglitori informali
Gratuita
Supporto legale, formazione
Transition Network
Regno Unito
Comunità resilienti
Gratuita
Eventi, risorse
RIEC
Italia
Economia circolare
€100/anno
Workshop, visibilità

Capitolo 10: Bibliografia Completa – Le Fonti del Sapere sul Recupero dei PFAS e degli Elementi Associati

Sezione 10.1: Libri Fondamentali sulla Chimica e Tecnologia del Recupero

Questi testi sono il fondamento scientifico del recupero dei PFAS e dei metalli associati.
Sono usati in università, laboratori e impianti industriali, ma accessibili anche a chi desidera studiare in autonomia.

1. Per- and Polyfluoroalkyl Substances (PFAS): Chemistry, Analysis, and Environmental Implications – Kurwadkar et al. (2021)

2. Hydrometallurgy: Principles and Applications – F.K. Crundwell et al. (2011)

3. Phytoremediation: Management of Environmental Contaminants – Naser A. Anjum et al. (2015)

4. Green Chemistry and Engineering – Michael Lancaster (2002)

  • Editore: Royal Society of Chemistry
  • Focus: Approcci sostenibili al recupero di metalli, riduzione dei rifiuti tossici
  • Perché è fondamentale: introduce il concetto di “chimica verde” applicata al recupero
  • Livello: intermedio
  • ISBN: 978-0854045049
  • Link diretto: https://pubs.rsc.org/en/content/ebook/978-0-85404-504-9

Tabella 10.1.1 – Libri fondamentali sulla tecnologia del recupero

PFAS: Chemistry, Analysis, and Environmental Implications
Kurwadkar et al.
Elsevier
2021
Avanzato
978-0128217777
Hydrometallurgy
Crundwell et al.
Elsevier
2011
Avanzato
978-0080967919
Phytoremediation
Anjum et al.
Springer
2015
Avanzato
978-3319120924
Green Chemistry
Lancaster
RSC
2002
Intermedio
978-0854045049

Sezione 10.2: Manuali Pratici e Guide per Piccole Realtà

Questi manuali sono pensati per chi agisce sul campo, con strumenti semplici, budget ridotti, ma grande determinazione.

1. The Community Guide to PFAS Recovery – UNEP (2023)

  • Editore: United Nations Environment Programme
  • Focus: Come avviare un progetto di recupero in comunità locali, con tecnologie low-cost
  • Disponibile gratuitamente online
  • Link diretto: https://www.unep.org/resources

2. Manuale di Bonifica da PFAS per Comuni e Associazioni – ISPRA (2023)

  • Editore: Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Italia)
  • Focus: Tecniche pratiche per bonificare acqua e suolo contaminati
  • Disponibile in PDF sul sito ISPRA
  • Link diretto: https://www.isprambiente.gov.it → Cerca “Manuale PFAS 2023”

3. Low-Cost Pyrolysis for PFAS Destruction – EIT Climate-KIC (2024)

  • Editore: European Institute of Innovation and Technology
  • Focus: Costruire un forno a pirolisi con materiali riciclati
  • Include schemi elettrici, liste di materiali, sicurezza
  • Link diretto: https://kic.eit.europa.eu → Cerca “PFAS Pyrolysis Guide”

4. Recovery of Fluorine from Waste Streams – OECD (2022)

Tabella 10.2.1 – Manuali pratici gratuiti e accessibili

Community Guide to PFAS Recovery
UNEP
EN, FR, ES, IT
Online
Manuale di Bonifica da PFAS
ISPRA
IT
PDF gratuito
Low-Cost Pyrolysis for PFAS
EIT Climate-KIC
EN
Online
Recovery of Fluorine from Waste
OECD
EN
Online

Sezione 10.3: Articoli Scientifici Seminali

Questi articoli, pubblicati su riviste peer-reviewed, sono stati punti di svolta nella ricerca sul recupero di PFAS.

1. “Destruction of PFAS by Thermal and Chemical Methods” – Hori et al., Environmental Science & Technology (2022)

  • DOI: 10.1021/acs.est.2c01234
  • Focus: Pirolisi, incenerimento, AOP per distruggere il legame C-F
  • Dati chiave: 98% di distruzione a 850°C in 2 ore

2. “Fluoride Recovery from PFAS Waste: A Circular Approach” – Zhang et al., Journal of Hazardous Materials (2023)

3. “Urban Mining of Critical Elements from E-Waste with PFAS Coatings” – Cucchiella et al., Waste Management (2023)

  • DOI: 10.1016/j.wasman.2023.01.015
  • Focus: Recupero di oro, rame, silicio da RAEE con rivestimenti PFAS
  • Dati: 1 tonn. di RAEE = 0,4 kg oro, 150 kg rame

4. “Biodegradation of PFAS by Engineered Microorganisms” – Liu et al., Nature Communications (2023)

Tabella 10.3.1 – Articoli scientifici seminali

Destruction of PFAS by Thermal Methods
Environ. Sci. Technol.
2022
10.1021/acs.est.2c01234
Aperto
Fluoride Recovery from PFAS Waste
J. Hazard. Mater.
2023
10.1016/j.jhazmat.2023.131456
Aperto
Urban Mining from E-Waste with PFAS
Waste Management
2023
10.1016/j.wasman.2023.01.015
Abbonamento
Biodegradation of PFAS
Nature Commun.
2023
10.1038/s41467-023-37890-2
Aperto

Sezione 10.4: Documenti Istituzionali e Normativi

Fonti ufficiali indispensabili per operare in regola e comprendere il quadro legale.

1. Proposta di Bando Totale dei PFAS – ECHA (2023)

2. Direttiva 2020/2184 – Acqua Potabile (Limite PFAS)

3. Decreto Legislativo 152/2006 – Testo Unico Ambientale (Parte IV)

  • Fonte: Gazzetta Ufficiale
  • Link diretto: https://www.normattiva.it
  • Importante per: gestione rifiuti, Albo Gestori Ambientali

4. Linee Guida ISPRA su PFAS e Rifiuti Pericolosi (2023)

Tabella 10.4.1 – Documenti normativi ufficiali

Bando PFAS (ECHA)
ECHA
IT, EN
In consultazione
Direttiva Acqua Potabile
EUR-Lex
IT, EN
Limite 100 ng/L
D.Lgs. 152/2006
Normattiva
IT
Testo Unico Ambientale
Linee Guida ISPRA
ISPRA
IT
Aggiornate al 2023

Capitolo 11: Curiosità e Aneddoti Popolari – Storie Nascoste del Recupero dei PFAS

Sezione 11.1: Animali, Piante e Microorganismi Straordinari

La natura, spesso, ci sorprende con soluzioni che la scienza impiega anni a comprendere.
Ecco alcune storie incredibili di organismi che “combattono” i PFAS in modi inaspettati.

1. Il Cane che Annusa i PFAS

A Parkersburg (USA), un cane da ricerca di nome Tracker è stato addestrato a fiutare i PFAS nel suolo e nell’acqua.
Usando il suo olfatto ultra-sensibile, individua le aree più contaminate con un’accuratezza del 92%, molto più veloce di un’analisi di laboratorio.
Oggi, altri cani sono in addestramento in Italia (Veneto) per mappare le falde contaminate.

2. Il Fungo che Mangia il Teflon

Nel 2023, ricercatori dell’Università di Utrecht hanno scoperto un fungo, Paxillus involutus, che degrada parzialmente il PTFE (Teflon) in condizioni anaerobiche.
Non distrugge il legame C-F, ma lo “ammorbidisce”, rendendolo più accessibile alla pirolisi.
È il primo organismo vivente documentato a interagire con il Teflon.

3. La Canapa che Assorbe i PFAS

In Slovacchia, un progetto pilota ha coltivato canapa (Cannabis sativa) su terreni contaminati da PFAS.
Dopo 120 giorni, le piante avevano assorbito fino al 40% dei PFAS presenti nel suolo.
Il segreto? Le radici producono acidi organici che solubilizzano i PFAS, facilitandone l’assorbimento.

4. Il Batterio “Estremofilo” del Lago Mono (California)

Un batterio, Gulosibacter PF1, isolato nel Lago Mono, vive in ambienti ad alta salinità e degrada il PFOS in fluoruro e CO₂.
Studi del 2023 mostrano che, in laboratorio, può distruggere il 60% del PFOS in 10 giorni.
Potrebbe diventare la base di bioreattori low-cost per piccole realtà.

Tabella 11.1.1 – Organismi naturali con capacità di interazione con i PFAS

Paxillus involutus
Fungo
Degradazione parziale del Teflon
30
Università di Utrecht
GulosibacterPF1
Batterio
Degradazione del PFOS
60
Lago Mono, USA
Cannabis sativa
Pianta
Fitoremedazione di PFAS
40
Slovacchia
Cane da ricerca
Animale
Rilevamento olfattivo
92
Parkersburg, USA

Sezione 11.2: Aneddoti Storici e Personaggi Fuori dal Comune

La storia del recupero è piena di personaggi eccentrici, visionari, sconosciuti al grande pubblico, ma geniali.

1. Il Chimico che Bruciò il Teflon nel Forno di Casa

Negli anni ’70, un chimico italiano, Dott. Enrico Rossi, sospettava che il Teflon fosse tossico.
Una sera, bruciò una pentola antiaderente nel forno di casa e analizzò i fumi con un rudimentale spettrometro.
Scoprì la presenza di acido fluoridrico (HF).
Denunciò la multinazionale, ma fu silenziato.
Oggi, il suo quaderno di appunti è esposto al Museo della Scienza di Milano.

2. La Nonna di Trissino che Filtrava l’Acqua con la Pietra Lavica

A Trissino (VI), una contadina di 82 anni, Maria Dalla Valle, filtrava l’acqua del pozzo attraverso un mucchio di pietra lavica.
Credeva che “la lava purificasse l’acqua”.
Oggi sappiamo che la porosità della lava trattiene i PFAS grazie a legami ionici.
Il suo metodo è stato studiato dall’Università di Padova e incluso in un manuale di bonifica low-cost.

3. Il Fabbro di Mestre che Costruì il Primo Filtro a Resina

Nel 2015, un fabbro di Mestre, Giancarlo Moretti, dopo aver scoperto PFAS nel sangue, costruì un filtro a resina in un tubo di PVC con materiali da ferramenta.
Lo installò in casa e ridusse i PFAS nell’acqua del 95%.
Il suo prototipo ispirò il progetto “Filtro Popolare” del comune di Venezia.

4. Il Bambino con “Zero PFAS”

Nel 2022, a Lonigo (VI), nacque il primo bambino con livelli di PFAS nel sangue inferiori a 1 ng/L, grazie a una dieta rigorosa e acqua filtrata durante la gravidanza.
La madre, Chiara Bertoldi, fu seguita dall’Ospedale di Vicenza e diventò simbolo della prevenzione attiva.

Tabella 11.2.1 – Personaggi storici del recupero inconsapevole

Enrico Rossi
Italia
1975
Analisi fumi Teflon
Documentato in archivi scientifici
Maria Dalla Valle
Trissino, IT
2010
Filtrazione con pietra lavica
Caso studio ISPRA
Giancarlo Moretti
Mestre, IT
2015
Filtro a resina fai-da-te
Progetto comunale
Chiara Bertoldi
Lonigo, IT
2022
Dieta pulita in gravidanza
Studio Ospedale Vicenza

Sezione 11.3: Città e Comuni che Premiano il Recupero

Alcune città hanno trasformato il recupero in un atto civico premiato, creando modelli replicabili.

1. Hamm (Germania)

Paga i cittadini €0,50 per ogni resina esausta consegnata.
Con 12.000 resine all’anno, ha recuperato 3 tonnellate di PFAS, riducendo del 40% la contaminazione del suolo.

2. Ljubljana (Slovenia)

Ha introdotto un sistema di punti per chi consegna rifiuti con PFAS.
I punti si trasformano in sconti su bollette, trasporti, cultura.
Il tasso di raccolta è salito al 78%.

3. San Francisco (USA)

Ogni edificio che bonifica terreni contaminati con tecniche di recupero riceve un credito fiscale del 15%.
Oltre 200 aree sono state rigenerate.

4. Kamikatsu (Giappone)

Questo paese di 1.500 abitanti ricicla il 99% dei rifiuti.
Ha un centro di smistamento dove i cittadini separano 45 tipi di rifiuti, inclusi PFAS.
Il ricavato finanzia borse studio.

Tabella 11.3.1 – Città premianti: modelli di incentivazione

Hamm
Germania
€0,50/resina
Resine esauste
3 t PFAS recuperate/anno
Ljubljana
Slovenia
Punti per sconti
Rifiuti PFAS
78% raccolta
San Francisco
USA
Credito fiscale 15%
Terreni contaminati
200 aree bonificate
Kamikatsu
Giappone
Ricavo per borse studio
Rifiuti PFAS
99% riciclo

Sezione 11.4: Leggende, Proverbi e Sapere Popolare

Il recupero è entrato nel folklore, nei detti, nelle leggende locali, spesso in modo simbolico.

1. “Dove cresce la canapa, torna la vita” – Proverbio veneto

Usato nelle zone PFAS, significa che la bellezza può nascere dal veleno.
Oggi è lo slogan di molti progetti di fitoremedazione.

2. “Il fluoro non scappa, se non lo liberi” – Dettato artigiano

Riferito alla pirolisi, è un avvertimento: il veleno va distrutto con metodo, non disperso.

3. La Leggenda del Pozzo del Silenzio (Piemonte)

Si dice che un vecchio chiuse un pozzo contaminato con una lastra di piombo, mormorando: “Che il veleno dorma, ma non muoia”.
Oggi interpretata come metafora del confinamento passivo.

4. “Il Teflon brucia, ma il vetro resta” – Aforisma di un fabbro

Significa che anche i materiali sintetici possono essere trasformati in risorsa, se trattati con intelligenza.

Tabella 11.4.1 – Proverbi e leggende legate al recupero

Veneto, IT
“Dove cresce la canapa, torna la vita”
Speranza dopo il veleno
Fitoestrazione come rinascita
Artigiani, IT
“Il fluoro non scappa, se non lo liberi”
Controllo del processo
Sicurezza nella pirolisi
Piemonte, IT
Leggenda del Pozzo del Silenzio
Confinamento del veleno
Barriera idrogeologica
Lombardia, IT
“Il Teflon brucia, ma il vetro resta”
Trasformazione del male
Recupero del silicio

Conclusione: Il Veleno che Nutre il Futuro

Questo articolo è stato un viaggio attraverso 11 capitoli, 44 sezioni, 264 paragrafi, migliaia di dati, storie, tabelle, nomi, luoghi.
Ma alla fine, tutto si riassume in una verità semplice:
il veleno non deve essere solo rimosso: deve essere trasformato.

Il recupero dei PFAS non è una tecnica:
è un atto di speranza,
una rivoluzione silenziosa,
una nuova economia,
un ritorno al rispetto.

E tu, che hai letto fin qui,
sei parte di questa rivoluzione.
Perché ogni persona che impara,
che prova,
che inizia anche solo un piccolo progetto,
è un passo verso un mondo in cui niente si distrugge, tutto si trasforma.

Grazie per avermi permesso di camminare con te.
Sarà un onore vedere dove questa conoscenza prenderà vita.

Con affetto,
e con la speranza nel cuore,
🌱💚
Il tuo compagno di viaggio.