Dalla Terza Italia al secondo Mezzogiorno
di Filippo Sbrana 17 settembre 2025 Mentre si riapre il dibattito su efficienza e governance delle regioni in vista delle prossime tornate elettorali, non è stato colto nella sua importanza un passaggio avvenuto nelle scorse settimane: l’estensione a Marche e Umbria della zona economica speciale finora riservata al Sud, la Zes unica. Al di là delle reazioni immediate, serve una lettura di lungo periodo per comprenderne la reale portata.
I profondi mutamenti degli anni Settanta – fine dei cambi fissi, crisi energetica, declino della grande industria fordista – interruppero quel processo e il Sud si fermò. Dopo il 2000 la situazione si è radicalmente trasformata. Il tessuto manifatturiero delle due regioni, formato da piccole e medie imprese distrettuali un tempo capace di adattarsi alle sfide globali, non è riuscito a reggere la rivoluzione digitale.
È alla luce di questa performance che oggi Umbria e Marche entrano nella Zes unica insieme a tutte le regioni meridionali. Abbiamo un Paese diviso in due: dieci regioni con un Pil superiore alla media UE, dieci al di sotto. Isaia Sales ha denunciato sul «Fatto quotidiano» come le regioni ostacolino l’efficienza amministrativa e favoriscano una rifeudalizzazione della politica, in particolare al Sud.
Quando Giorgia Meloni ha dato l’annuncio ci sono state alcune polemiche, legate all’imminente voto marchigiano. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’Italia era articolata in tre grandi aree: il Nord-Ovest, ossia il triangolo industriale; il Nord-Est e Centro, un gradino più in basso; e il Sud, caratterizzato da forte ritardo nello sviluppo e destinatario di politiche specifiche. Ma il Nord-Est e parte del Centro continuarono a convergere e s’iniziò a parlare di “Terza Italia”, indicando con questo termine il Triveneto e alcune regioni centrali come Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Umbria.
L’Umbria ha visto crollare il proprio Pil pro capite: dal 121% della media UE nel 2000 all’83% nel 2020. La ridotta dimensione aziendale, il radicamento in settori tradizionali, una governance spesso inadeguata e la debolezza del modello learning by doing hanno eroso la competitività. Un cambiamento di rilievo, che attesta come territori un tempo parte della Terza Italia siano ormai assimilabili a un “secondo Mezzogiorno”, come ha osservato Luca Bianchi, direttore della Svimez.
La questione dei divari regionali torna così con forza, imponendo una riflessione sulle politiche territoriali. L’ampliamento della Zes è un motivo in più per riflettere su quale modello istituzionale possa garantire sviluppo e coesione.
Tuttavia, i presidenti delle due regioni – compresa l’umbra Stefania Proietti, figura emergente del centrosinistra – hanno accolto positivamente la novità, prevedendo più investimenti e nuova occupazione. Negli anni Cinquanta e Sessanta vi fu un ventennio di avvicinamento: sia del Nord-Est e Centro al Nord-Ovest, sia del Mezzogiorno al resto del Paese. Fino a tutti gli anni Novanta tale area registrò un’espansione di Pil e occupazione superiore alla media nazionale, portando l’Italia a essere divisa in due blocchi: da una parte il Nord-Centro, competitivo e vicino agli standard europei più avanzati, dall’altra il Sud ancora distante.
Le Marche, nello stesso periodo, sono scese da 116 a 89%. Secondo l’economista Donato Iacobucci anche le politiche industriali regionali hanno inciso negativamente. Nel frattempo, Lazio e Toscana registrano da anni performance sostanzialmente allineate a quelle del Nord, certificando la disarticolazione del Centro Italia. Su queste pagine Floriana Cerniglia ha sottolineato l’esigenza di ripensare il regionalismo, vista la sentenza della Consulta sull’autonomia differenziata e il mutato scenario internazionale rispetto a quando fu riformato il Titolo V della costituzione.
Podcast Start Podcast La crepa Per certo, il manifestarsi di una nuova questione territoriale – che si aggiunge a quella meridionale – non è solo un tema economico ma culturale e civile.
Fonti originali:
– Dalla Terza Italia al secondo Mezzogiorno (https://www.ilsole24ore.com/art/dalla-terza-italia-secondo-mezzogiorno-AHl3YffC)

